Fermati con l’auto piena di gioielli A giudizio la gang dei furti di Natale

È arrivata la resa dei conti per la gang specializzata nei raid nelle case. Si tratta di Moreno Bacicalupi, 20 anni, Marcellino e Mosè Cavazza, rispettivamente di 29 e 30 anni, Massimo Fè, 29 anni, e Alessandro Hudorovich, 31 anni, tutti provenienti dalla zona di Roma. Sono quelli che nel dicembre dello scorso anno avevano messo a segno quattro colpi in altrettante abitazioni di Trieste razziando oltre duemila oggetti preziosi, di valore ingente. Compariranno il prossimo 26 maggio davanti al giudice Massimo Tomassini. Il pm Lucia Baldovin ha infatti disposto per i cinque la citazione diretta degli imputati. Sono tutti accusati di furto. Difensori sono gli avvocati Andrea Fatello, Ernesto Tedesco, Andrea Frassini, Vissia Conti, Francesco Giraldi, Malerba Costanza e William Crivellari.
I colpi erano stati messi a segno nelle abitazioni di Tulio Barich Sagradi in via Stiria, di Romana Fumo in via Virgilio, di Massmo Corbella in via Romana e di Pietro Gregori a Padriciano. Tutti in pochi giorni. La banda era stata bloccata al Lisert dai poliziotti della Squadra mobile mentre si stavano allontanando da Trieste dopo una settimana di “lavoro”. Sceglievano con cura gli obiettivi, dopo minuziosi sopralluoghi, puntando su case residenziali e dimore di persone che si presumevano facoltose: il colpo veniva poi eseguito spesso con l’apertura delle casseforti a muro, ovvero la “specializzazione” del gruppetto. Infatti nell’auto bloccata dalla polizia erano stati rinvenuti, occultati con cura in un vano appositamente ricavato all'interno del portabagagli e costruito in acciaio (tanto che per accedervi si era ricorso a una fresatrice flex), arnesi per lo scasso “elaborati” per aumentarne l’efficacia e ampliare il loro utilizzo, nonché l’ingente quantità di monili, frutto dei furti.
Il gruppo era stato pedinato per diversi giorni dagli agenti della Squadra mobile, anche in condizioni difficili, come di notte e in appostamento su alberi per catturare con speciali apparecchiature elettroniche le immagini dell’occultamento delle refurtive. Questo perché, sempre per eludere i controlli, la banda provvedeva nottetempo a sotterrare in zone boschive e poco illuminate, tra Opicina e Muggia, i valori e gli attrezzi necessari aad aprire i serramenti o le porte di accesso delle abitazioni colpite. Per gli investigatori della Questura l’attività di pedinamento dei malviventi era risultata molto difficoltosa: i cinque infatti erano soliti muoversi a piedi, lasciando l’autista dell’auto a controllare l'eventuale presenza delle forze di polizia e un “palo” più vicino alla casa da “alleggerire”, compito svolto dai tre rimanenti componenti della gang. Il blitz della Squadra mobile a carico dei cinque era stato seguito dall’arresto di quello che ne viene indicato come il capo. Si chiama Paolo Hudorovich, 50 anni, raggiunto a sua volta da un’ordinanza di custodia cautelare del gip Guido Patriarchi emessa su richiesta del pm Pietro Montrone. Lui al primo blitz della polizia al Lisert era riuscito a sfuggire. Inizialmente Hudorivich non era stato arrestato in quanto gli elementi a suo carico non erano stati all’epoca del tutto accertati. Poi le indagini - coordinate dal pm Montrone - avevano dato l’esito sperato. Il giorno della sua cattura l’uomo viaggiava a bordo di una Saab in compagnia di un suo gregario. La vettura era stata poi bloccata sempre nei pressi del Lisert con non poche difficoltà, visto che i due occupanti avevano tentato di scappare. La perquisizione aveva dato esito positivo.
In alcune intercapedini create appositamente nella carrozzeria del veicolo era stata rinvenuta la refurtiva di un furto messo a segno qualche ora prima nell’abitazione di Adriana Zubin: orecchini d’oro, anelli con brillanti e catenine. Il tutto di valore rilevante. (c.b.)
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