Fiume “capitale” al via senza Zagabria

FIUME. Da città post-industriale in crisi a polo della creatività e della tecnologia: è questa la trasformazione che Fiume vuole mettere in atto da qui al 2020, quando la città quarnerina sarà per dodici mesi "Capitale europea della Cultura". Dopo aver vinto la competizione interna alla Croazia il 24 marzo, surclassando all'ultima selezione i comuni di Ragusa (Dubrovnik), Pola e Osijek, Fiume sta ora mettendo in atto il suo programma artistico, strutturato su tre temi principali (acqua, lavoro e migrazioni) e intitolato "Porto della diversità". Ma mentre nel Quarnero si scaldano i motori della macchina organizzativa, da Zagabria sembra non arrivare quel sostegno - politico ed economico - promesso già a inizio aprile dal ministro della Cultura Zlatko Hasanbegovi„ allo stesso sindaco di Fiume Vojko Obersnel.
«Abbiamo elaborato sette capitoli attorno ai quali si svilupperanno gli eventi del 2020 e in vista dei quali saranno portati avanti gli investimenti e le attività», illustra Irena Kregar Šegota del dipartimento della Cultura al comune di Fiume. Si parte con l'idea delle "27 comunità", che ospiteranno le animazioni previste per il 2020 collegate ad altrettante realtà negli altri stati membri dell'Ue, a simboleggiare la coesione dell'Unione europea. «La volontà è di coinvolgere non soltanto la città ma anche la sua regione», spiega Kregar Šegota, che precisa che «l'anno di Fiume capitale europea inizierà e si chiuderà con il suo Carnevale». Le linee programmatiche successive riguardano la riqualificazione dell'ex centro industriale Ben›i„, da trasformarsi in uno spazio per la creatività dei giovani ("Brick house") o ancora la creazione di un "Museo errante" (lungomare) da dedicare al turismo e al patrimonio marittimo e da costruirsi lungo il litorale quarnerino.
Il capitolo "Dolce e salato" si concentrerà sul percorso che dall'Eneo, o Rje›ina in croato - il fiume che attraversa la città - porta al frangiflutti del Molo Longo. «Si tratta di un progetto urbanistico che ha come obiettivo la rianimazione degli spazi industriali abbandonati del centro cittadino», prosegue Irena Kregar Šegota. Le "Stagioni del potere", affidate alla sovrintendenza di Oliver Frlji„ - l'ex direttore del teatro nazionale di Fiume - affronteranno invece il tema dei totalitarismi che hanno attraversato Fiume, dall'avventura dannunziana e dal Natale di sangue (di cui nel 2020 ricorrerà il centenario), fino all'esperienza socialista e «all'attuale crisi dell'Europa e al ritorno dei nazionalisti», precisa Kregar Šegota.
«Affronteremo degli argomenti a lungo considerati dei tabù a Fiume - aggiunge il direttore artistico Slaven Tolj - come appunto il ruolo della minoranza italiana, che si è mostrata particolarmente disponibile a partecipare a quest'avventura». Gli ultimi due progetti, "Dopolavoro" e "Cucina", saranno consacrati rispettivamente alle tematiche del lavoro e delle migrazioni, queste ultime attraverso la metafora della cucina e del mélange gastronomico prima ancora che culturale.
Per l’insieme delle iniziative, che secondo il sindaco Obersnel dovrebbero «risolvere il problema di alcune aree ora in disuso nel centro cittadino», il budget previsionale è di 30 milioni di euro, coperto per due terzi dal Comune e dallo Stato in parti uguali. «Non posso nemmeno immaginare che il governo nazionale decida di non fare la sua parte», dice il sindaco. Perché il punto è che da Zagabria sono arrivate di recente comunicazioni in senso contrario, attraverso il taglio di fondi al teatro nazionale di Fiume e in seguito il taglio quello alla casa editrice Edit, che pubblica il quotidiano in lingua italiana "La Voce del Popolo". Due decisioni che hanno costretto Obersnel a inviare due lettere di protesta al ministro della Cultura, rimaste per ora senza risposta. «Nelle prossime settimane incontrerò il primo ministro e il capo di Stato e ripeterò che "Rijeka 2020" non è un progetto fiumano ma croato e perciò tutto il paese deve sostenerci», conclude il sindaco.
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