Fiume, il gruppo alimentare Pik si gioca la carta del trasloco

I vertici dell’azienda, che garantisce lavoro a 250 dipendenti, pronti a lasciare  i tre stabilimenti per allestire un moderno polo in periferia e tentare il rilancio

/ FIUME

Trasferirsi per restare in vita e continuare una produzione, per esempio quella del pane, nata a Fiume ben 75 anni fa. Il fiumano Pik, pluridecennale, storico complesso agro–industriale potrebbe, nell'arco di due anni, smantellare i suoi tre stabilimenti in città e sistemarli nella Zona industriale di Kukuljanovo (comune di Buccari), situata una dozzina di chilometri a est del capoluogo quarnerino.

Il Pik dispone di stabilimenti per la produzione della pasta, del pane, del latte e suoi derivati, dislocati rispettivamente nei rioni di Braida, Vežica e Scurigne. A confermare il trasferimento fuori città è stato il direttore dell'impresa e a capo della cordata azionaria di maggioranza del Pik, Gino Pastorcic: «Abbiamo il dovere, se vogliamo restare competitivi e dunque sul mercato, modernizzare la nostra produzione, cosa impossibile negli impianti fiumani, ormai parecchio obsoleti – è quanto spiegato da Pastorcic – il nostro complesso ha 250 dipendenti, di cui una cinquantina lavorano nella latteria, un’ottantina nel panificio, 25 nel pastificio, mentre le altre maestranze sono occupate nella trentina di nostre rivendite, nel magazzino centrale e ai trasporti».

Il pastificio, che nel quartiere in Braida si estende su una superficie di 3.500 metri quadrati, si trova a strettissimo contatto con il nuovo polo culturale Bencic, che ha nel restaurato palazzo barocco dell’ex Zuccherificio fiumano, il suo fiore all’occhiello. «La produzione annua di pasta è di 3 mila e 500 tonnellate, che avviene in impianti stravecchi. Ormai qui il lavoro si snoda in condizioni estremamente difficili, con il nostro stabilimento che emette rumori non più sopportabili dagli abitanti della zona. Inoltre non si può avere un prestigioso centro culturale e a distanza zero un pastificio. Non vanno bene insieme».

Lo stesso discorso, prosegue Pastorcic, vale per la latteria di Scurigne, costruita ai tempi dell’amministrazione italiana di Fiume, quando si trattava di un’area in periferia, che adesso è invece un’esplosione di abitazioni e centri commerciali. «Ci sono grossi problemi anche con la depurazione delle acque utilizzate dalla latteria. A Scurigne non c’è più posto per un nuovo impianto industriale e anche in questo caso la soluzione Kukuljanovo fa al caso nostro. Voglio ricordare che da questo stabilimento vengono annualmente alla luce sulle 20 mila tonnellate di latte e derivati. In riferimento al panificio di Vežica, parliamo di un impianto che non permette più condizioni di sviluppo, ha macchinari vecchi e da sostituire in tempi quanto più rapidi. Insomma, una serie di situazioni che ci hanno fatto riflettere, con la conclusione che è stata una sola e cioè la necessità di far sorgere impianti nuovi a Kukuljanovo, dove c’è un’area che fa al caso nostro».

A detta di Pastorcic, l’handicap degli stabilimenti datati non è il solo a annacquare le ambizioni del Pik. «Purtroppo è già da anni che chiudiamo con perdite di esercizio, sempre superiori al milione di euro. Il Pik è riuscito a tenere la testa sopra la linea di galleggiamento grazie alle scorse direzioni che hanno venduto diversi vani d’affari, garantendo così il versamento dei salari e altri investimenti»

«Andare avanti in questo modo - conclude Pastorcic - è ora impossibile e dunque l’impresa necessita di capannoni e macchinari moderni, che rendano concrete le possibilità di sviluppo e di incremento della produzione». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo