Fiume, raffineria Ina ferma per sei mesi

Nessuna chiusura dell’impianto, ma adeguamento al calo della domanda dovuto al lockdown e allo scarso turismo
Un’immagine della raffineria Ina situata a Urinj nei pressi di Fiume
Un’immagine della raffineria Ina situata a Urinj nei pressi di Fiume

FIUME Niente chiusura e successivo smantellamento, bensì l’ottimizzazione dell’attività quale conseguenza di un periodo decisamente complesso. La direzione dell’Ina, la compagnia petrolifera croato–ungherese, ha voluto smentire le voci circolate con insistenza nei giorni scorsi e che indicavano il disimpegno dell’azienda nell’unica raffineria di petrolio in Croazia, quella fiumana situata ad Urinj. Le informazioni sulla cessazione dell’attività avevano cominciato a circolare dopo che dalla sede centrale a Zagabria era stato comunicato che la produzione a Urinj sarà sospesa per un periodo di 60 giorni, dal mese prossimo a gennaio 2021.

«La nostra impresa – si legge nel comunicato diffuso lo scorso weekend – si è decisa a tale passo perché in questo momento la domanda sui mercati è inferiore all’offerta. È una situazione che trae origine dal lockdown primaverile e dalla stagione turistica, lontana dai risultati stabiliti in questo settore negli anni scorsi. Non pensiamo minimamente a sbarrare lo stabilimento di Urinj e prova ne sia l’investimento di 4 miliardi di kune, circa 529 milioni di euro, in cui ci siamo voluti lanciare nella raffineria fiumana, dove verrà costruito l’impianto per la trasformazione dei residui e frazioni di idrocarburi». Chiusa da anni la raffineria nel rione fiumano in Mlacca e nel 2019 quella di Sisak (a meridione di Zagabria), gli impianti di Urinj sono gli unici ad essere in attività in Croazia. Proprio per arricchire la produzione, l’Ina ha voluto dotare lo stabilimento di Urinj dell’impianto di coking, che costerà, come già detto, più di mezzo miliardo di euro.

«È il maggiore investimento di sempre nella storia dell’Ina – si legge ancora nel comunicato – quale conferma che la compagnia ripone grosse speranze nella raffineria fiumana. Non per nulla l’anno scorso abbiamo attuato ad Urinj una capillare revisione dei macchinari, che ha comportato la spesa di 106 milioni di euro». Nell’ambito dei lavori, è stato controllato anche il nuovo impianto Propano/Propilene Splitter, costato poco meno di 80 milioni di euro. Grazie a questi investimenti, è stato rimarcato, la raffineria di Urinj potrà collocarsi in futuro al fianco dei migliori stabilimenti europei, con una produzione sostenibile e in grado di garantire profitti. «Parliamo della condizione per trasformare l’Ina in compagnia a basso tenore di carbonio, che potrà occuparsi anche di fonti di energia rinnovabile». La direzione ha voluto sottolineare che tra le molteplici conseguenze della pandemia di coronavirus vanno annoverati anche i prezzi dei derivati petroliferi, scesi in maniera piu’che pesante. –

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