Flop di “Centostazioni” chiude la libreria Joyce

Il titolare Franco Zorzon: «Promesse disattese, il deserto attorno, fatturato in calo. Sempre meno treni, ma è anche una zona di scarso passaggio»

di Gabriella Ziani

Chiude la libreria Joyce nell’atrio della stazione ferroviaria. È il risultato del fallimento, a Trieste, del progetto «Centostazioni». In più si diradano anche i treni, quindi i passeggeri. Un deserto, in compenso con affitti dei vani commerciali più alti che in centro storico.

Lo denuncia il proprietario, Franco Zorzon, che chiude a ruota col padre Sergio, autore della supersvendita degli spazi in galleria Rossoni. La famiglia di storici librai triestini adesso punta tutto sui grandi spazi in galleria Fenice, e Franco dice: «Per me non è un problema chiudere la Joyce, ma al contrario significa risolvere un problema, sono tutte energie sprecate, le promesse di questo spazio in stazione sono state tutte disattese, i calcoli completamente sbagliati, c’è spazio per 20 negozi, e sono tutti vuoti, tranne una parafarmacia, un giornalaio, un’agenzia di viaggi e il supermercato, l’unico che regge e che infatti si allargherà da noi non appena ce ne andiamo».

Inaugurata nel 2007, all’inizio la Joyce aveva rappresentato non solo una bella e ben allestita novità, ma anche un atto di coraggio commerciale da parte degli Zorzon. «Il primo anno - racconta il titolare - abbiamo avuto un fatturato di mezzo milione di euro, adesso siamo ridotti alla metà, tanta fatica e tanti costi non valgono certo la pena. Abbiamo ottenuto una soluzione bonaria del contratto, perché la situazione è evidente. Ma ci rendiamo conto che dal 2007 perfino le corse dei treni a Trieste si sono ridotte del 50%? E che l’amministratore delegato Moretti ha già annunciato che Trieste non ha mercato per le linee veloci?».

Poco passaggio, pochi treni, e uno svantaggio ulteriore: «Viale Miramare è un “taglio” urbanistico molto forte, la gente se deve andare in libreria preferisce scendere in centro che attraversare quella strada per arrivare da noi». Ultima beffa, erano state subito organizzate presentazioni di libri nella piazza coperta, ma quando i treni ancora c’erano e in maggior numero gli annunci di partenza coprivano ogni altra voce, dunque le iniziative sono state bloccate.

«Non è più tempo di tenere in piedi i rami secchi - prosegue il giovane Zorzon -, a Trieste le librerie sono tante, speriamo arrivi presto la legge che regolamenta prezzi e soprattutto sconti, perché subiamo le politiche delle grandi catene, puoi avere anche il più bel negozio del mondo, ma se non ci passa la gente non c’è proprio niente da fare, in stazione continuano a tentar di aprire attività, ma tutti quanti dopo solo tre mesi chiudono».

Con molta attenzione per guide, libri su Trieste e la regione, libri per bambini e in lingua straniera, albi fotografici, oggettistica scelta, la Joyce si era data una propria identità, «calcolata ormai soprattutto per servire il viaggiatore» conclude Zorzon. Constatato che è sparito pure quello, i libri traslocheranno in galleria Fenice, e al posto dei libri ci saranno più verdure, merendine e dentifrici, perché per fare la spesa forse la gente il trafficato viale Miramare alla fine lo attraversa.

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