Foibe, la “scomunica” del Consiglio sul Vademecum portata all’attenzione di Mattarella

La lettera verrà inviata a breve non appena sarà stata completata la raccolta delle adesioni

TRIESTE Il caso della mozione sulle foibe del Consiglio Fvg arriverà presto sul tavolo di Sergio Mattarella su iniziativa del mondo degli storici, pronto a mobilitarsi a livello nazionale a sostegno dei colleghi bollati dal centrodestra regionale come “riduzionisti”. La lettera da indirizzare al presidente della Repubblica e al presidente della Regione Massimiliano Fedriga è firmata da Paolo Pezzino, presidente dell’istituto nazionale “Ferruccio Parri - Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea”.

La politica si divide sulla mozione che “scomunica” gli storici sulle foibe
Il consigliore regionale Piero Camber, firmatario della mozione contro il Vademecum "riduzionista"

Si tratta del sodalizio nazionale degli enti di cui fa parte l’Irsrec Fvg, per cui Gloria Nemec, Raoul Pupo e Anna Vinci hanno realizzato il Vademecum sul Giorno del ricordo, stigmatizzato dalla mozione presentata da Forza Italia e Lega. La lettera sarà inviata a breve, dopo che l’Istituto Parri avrà completato la raccolta delle adesioni, ragion per cui si sta rivolgendo alle più alte figure del mondo della cultura italiana.

Mieli: «Pupo fu il primo a parlare di foibe, paradossale dargli del negazionista»
Udine 14 Novembre 2015. Incontro con Paolo Mieli. Telefoto © Petrussi Foto Press

«La mozione - scrive nella lettera Pezzino - configura un pericoloso attacco frontale alla libertà di ricerca e alla libertà di parola, come un tentativo manifesto di imporre una “verità di Stato” (le foibe come “pulizia etnica”) tacitando, anche con la minaccia di eventuali sanzioni penali, chi sostiene punti di vista diversi, magari più articolati e anche scientificamente più fondati».

Aggiunge ancora l’autore a nome dei firmatari: «Riteniamo che la limitazione della libertà di opinione e di ricerca su temi concernenti le foibe e l’esodo sia un segnale preoccupante per la democrazia in cui viviamo e leda la possibilità di una discussione serena e articolata su un momento importante della nostra storia nazionale, nonché il necessario confronto con la storiografia internazionale». Questa la conclusione: «Chiediamo pertanto che questa mozione, che ha una rilevanza non solo locale, ma anche nazionale e internazionale, sia subito ritirata».

Foibe, il Consiglio “scomunica” il Vademecum degli storici
Lo storico Raoul Pupo

La lettera chiede anche che gli istituti legati alla ricerca scientifica sul confine orientale possano proseguire l’attività in «piena libertà» e «senza ricatti economici». Nel frattempo anche due fra le più importanti associazioni degli storici a livello nazionale prendono posizione. Fulvio Cammarano, presidente della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (Sissco), scrive: «La decisione (del Consiglio ndr) sembra presupporre che esista un’unica interpretazione storica legittima e come tale meritevole di essere finanziata, sulla base di una lettura implicitamente fissata dalla Regione. La mozione - prosegue - sembra configurarsi come il risultato diretto di un clima di corrosiva polemica che da tempo circonda tutti quegli storici dei due Paesi che hanno prodotto ricerche maturate in molti anni di lavoro, occupandosi del tema con rigore scientifico e rispetto delle fonti».

La Sissco esprime la propria «ferma condanna di ogni intervento legislativo che tenda a limitare o orientare la libertà di espressione e di interpretazione storiografica». Netta anche la condanna di un’altra sigla rappresentativa, l’Aiph-Associazione Italiana di Public History. «Quella dell’aula è una grave presa di posizione, una censura senza precedenti rispetto a un progetto storiografico condotto secondo i canoni della ricerca scientifica. Non vorremmo che il rifiuto del libero dibattito, confondendo negazionismo ed esercizio della libertà di ricerca e di critica, prefigurasse il rischio del ritorno a forme di “pensiero unico”».

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