Fondi incerti e scaricabarile: tutti i guai della cabinovia di Trieste

Se a gennaio il governo non sblocca la situazione, i 30 milioni del Comune rimarranno fermi sull’opera

Francesco Codagnone
La cabinovia: il prototipo di cabina Leitner in piazza della Borsa (Silvano)
La cabinovia: il prototipo di cabina Leitner in piazza della Borsa (Silvano)

«Il finanziamento è assolutamente coperto», prometteva Matteo Salvini nella sua ultima visita alla Stazione Marittima, rassicurando il Comune di Trieste sul proprio sostegno alla cabinovia: 48,8 milioni, che il Mit avrebbe impegnato in sostituzione ai fondi persi dal Pnrr.

Era il 4 dicembre 2024, il ministro assicurava che è «un progetto a cui tengo particolarmente», ma a distanza di più di un anno la liquidità per l’impianto a fune non c’è e, pur di andare avanti, la giunta comunale si è ritrovata costretta ad anticipare per l’opera 30 milioni da risorse municipali. Anche l’ultimo tentativo del senatore Marco Dreosto di infilare la cabinovia nella Legge di Bilancio si è risolto in un nulla di fatto, con l’emendamento proposto dal segretario regionale della Lega perito sullo sfondo della lotta interna al partito per il pacchetto pensioni e, alla fine, mai arrivato in Senato.

Il vicepremier torna alla carica (il ministro «ha a cuore la questione», riporta una nota del Mit) ma passa la patata bollente all’altro fronte della Lega, quello del Mef di Giancarlo Giorgetti. Il Comune confida che la situazione possa sbloccarsi in gennaio, senza però dimenticare che sulla fonte originaria delle risorse pende tuttora un ricorso al Tar del Lazio.

Il pasticcio, almeno per quanto riguarda la copertura finanziaria dell’opera, è tutto interno al Carroccio.

I fondi saltati a Roma 

Tutto è partito dal decreto del 23 dicembre 2024 con cui Salvini sostituiva i 48,8 milioni del Pnrr con risorse statali, dando seguito a quanto promesso tre settimane prima. «Conto che i cantieri della cabinovia possano partire entro l’estate dell’anno prossimo (del 2025, ndr) e decine di migliaia di persone possano muoversi in maniera sostenibile entro l’estate del 2027: questi sono i tempi che ci siamo dati», aveva annunciato il ministro, salvo poi essere smentito dal suo stesso dicastero.

Il 12 giugno scorso, sei mesi dopo, il direttore del Mit Gianluca Faraone firmava infatti il decreto che impegna formalmente le risorse sulla cabinovia, stanziando sì i 48,8 milioni promessi, ma solo in otto rate a rimborso tra il 2027 (l’anno in cui, per il vicepremier, l’opera sarebbe dovuta essere già in funzione) e il 2034, a oltre dieci anni dalla firma del contratto con Leitner. Una svista tecnica – i fondi girati alla cabinovia prima erano destinati alla tranvia di Padova, con altre tempistiche – o scarsa fiducia da parte di Roma sulla riuscita del progetto? L’errore in ogni caso c’è, e fa cadere la copertura dell’intervento: la cabinovia è già appaltata, ma priva di liquidità immediata, e questo rischia di incrinare l’equilibrio finanziario del Municipio.

Per mesi tutte le speranze della giunta sono state riposte invano in un decreto “bis” che rimodulasse i fondi statali: atto tuttavia solo paventato a valle di semplici interlocuzioni informali e, alla fine, non arrivato in tempo per la chiusura dell’anno contabile.

La delibera comunale per anticipare i fondi

Così, per tentare di mantenere in piedi il progetto ed evitare un debito fuori bilancio, la giunta – con delibera dell’assessore Everest Bertoli, anche lui leghista – si è infine trovata costretta ad anticipare per l’opera oltre 30 milioni, attingendone 18 dall’avanzo accantonato e 12 dai ricavi delle alienazioni, a discapito di altre opere pubbliche.

Una delibera controversa, complicata, che ha saputo dividere la maggioranza. Al momento di ratificare la variazione di bilancio in Consiglio comunale, il 17 dicembre scorso, Forza Italia si è chiamata fuori: l’assessore Michele Babuder e il capogruppo Alberto Polacco hanno lasciato l’Aula, Angela Brandi e Lorenzo Giorgi sono rimasti ai loro banchi ma solo per garantire i numeri, e hanno votato no. Troppi, sostenevano gli azzurri, i passaggi ambigui nel testo: dal riferimento ai verdetti del Tar che hanno annullato Vinca e Vas, al riconoscimento di una «obbligazione giuridicamente perfezionata» con Leitner, inciso che per i forzisti potrebbe esporre il Comune a future rivalse della ditta. Tutte criticità ravvisate, invero, anche da altri consiglieri di maggioranza, mangiati dai dubbi ma alla fine – a differenza degli azzurri – rimasti compatti nel voto, forse convinti dalle rassicurazioni di Bertoli. «È una misura ponte, momentanea», aveva detto e ripetuto in Aula l’assessore leghista, lasciando intuire l’imminente arrivo di una manna romana.

L’indiscrezione sulla cabinovia di Trieste: rate anticipate al 2026-2028 nella Legge di Bilancio a Roma

L’emendamento in Finanziaria

Proprio nelle ore in cui il Consiglio licenziava la variazione di bilancio, a Palazzo Madama c’era in effetti chi stava lavorando per infilare la cabinovia nella Finanziaria. Come anticipato dal Piccolo, il Mef stava predisponendo una riformulazione dell’emendamento 99.47 presentato da Dreosto e dei colleghi leghisti Tilde Minasi ed Elena Testor, proposta che avrebbe rimodulato il finanziamento per la cabinovia tra il 2026 e il 2028 (e non più tra il 2027 e il 2034), così da sgravare il Comune dalla necessità di anticipare i 30 milioni appena impegnati. Il provvedimento sembrava pronto – nel centrodestra c’era chi la dava per fatta – ma, al momento di discutere la Legge in Senato, dell’impianto a fune triestino nel testo non c’era traccia.

Niente fondi nella Finanziaria per la Cabinovia di Trieste
L’area verde di strada del Friuli il punto di risalita della cabinovia da sempre contestato Foto Lasorte

Il rimbalzo tra Salvini e Giorgetti

Qualcosa è andato storto. Il Mef ha espresso parere contrario all’emendamento, in quanto «ha ritenuto – così il Mit in una nota – che la rimodulazione delle risorse proposta dal Mit determinasse maggiori oneri per la finanza pubblica».

La nota del Mit ribadisce comunque che Salvini «ha a cuore la questione», e comunica che il vicepremier ha «espressamente chiesto al capo di gabinetto del Mit di inviare una lettera al suo omologo al Mef per sollecitare una soluzione che sblocchi l’opera»: quindi un rimbalzo da Salvini a Giorgetti, nelle ultime settimane scesi ai ferri corti per il pacchetto pensioni. La Lega sosterrà compatta la cabinovia di Trieste, o l’impianto rimarrà – così come risulta oggi, dato che ormai la delibera di Bertoli è stata approvata – a carico del bilancio comunale?

Il sindaco 

Il sindaco Dipiazza non perde le speranze, e confida che l’operazione possa essere completata ora in gennaio («La partita non è assolutamente persa»). Forse con il Milleproroghe? Ma il Governo, vorrà davvero impegnare 48,8 milioni su un opera tuttora priva di conformità urbanistica e frenata dal Tar, e anticipare un finanziamento sul quale pende un ulteriore ricorso?

Cabinovia di Trieste, il ministero dei Trasporti scrive una lettera per sbloccare i fondi
(foto archivio Silvano)

L’opposizione

Per Francesco Russo no, questo è il capolinea. «Roma – affonda il dem – ha smentito l’ennesima bugia di Dipiazza-Bertoli, che con incrollabile sicurezza hanno ripetuto fino alla noia che eravamo bugiardi, che Roma avrebbe coperto tutto: neppure ora sembra abbiano capito che converrebbe dire la verità e ammettere che per cinque anni si è rincorsa una chimera». Forse meglio così, dice Russo: «Le prossime elezioni saranno il referendum che non hanno mai voluto: tra chi ha sempre raccontato la verità ai cittadini e il centrodestra, tutto unito, da Fedriga all’ultimo consigliere comunale chiamato ad assumersi anche la responsabilità di aver immobilizzato per l’ovovia 30 milioni delle tasse dei cittadini che andrebbero spesi per i bisogni impellenti della città».—

 

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