Fossalon si trasforma in terra di vitigni
GRADO. Fossalon ha intrapreso la strada della trasformazione. Dai tradizionali mestieri e coltivazioni dei campi, sta prendendo piede una scelta diversa, che sta dando soddisfazioni sotto l’aspetto economico. Parafrasando uno slogan di qualche anno fa, si può parlare di “Un vigneto chiamato Fossalon”. Perchè i campi di Fossalon stanno diventando appannaggio dei vivaisti.
In questi ultimi anni è stato accertato che i campi di Fossalon e il microclima dell’area sono particolarmente adatti ai vitigni. Già oggi si può parlare di circa 200 ettari coltivati a vitigno. Fra non molto se ne aggiungeranno un’altra cinquantina. Una parte dei vitigni sono dedicati al prosecco grazie a vivaisti veneti che tra Fossalon e zone adiacenti hanno già acquistato numerosi terreni.
Certo i singoli agricoltori mezzo ettaro di vigneto ce l’hanno sicuramente ancora dal loro insediamento, da quando hanno iniziato con una stalla, qualche mucca e appezzamenti di terreno che hanno saputo coltivare. Ma con gli anni e con i climi che cambiano continuamente, le difficoltà che interessano la categoria sono notevoli.
Produzioni rovinate e soprattutto ricavi economici irrisori. Da qui la svolta: vendere o affittare i campi. A Fossalon il vitigno più esteso è quello dell’azienda Vivai Rauscedo, la quale per la quasi totalità ha creato questo impianto per produrre le marze, le gemme che poi si innestano nelle viti. La produzione al momento supera i 6 milioni annui di marze che richiamano operatori acquirenti da tutto il mondo. Quest’anno le visite sono coincise con una stagione davvero molto buona. «Un’annata splendida, irripetibile e ad altissima qualità - afferma il direttore dei Vivai Rauscedo di Fossalon, Claudio Bressan -, anche i rossi hanno tratto vantaggio dallo sbalzo termico, caldo di giorno, più fresco la sera».
Ma se questo settore in continua espansione va molto bene, le stesse condizioni climatiche hanno invece penalizzato le colture tradizionali come la soia che ha registrato una produzione inferiore del 35-40%. «La siccità, il prolungato periodo di bel tempo, senza neanche una goccia di pioggia - dice il vice presidente della Coldiretti, Gianni Balduit - ci ha causato un danno davvero molto importante, oltre al prezzo di vendita sempre più basso. Con l’aggiunta di una diminuzione della produzione del mais del 10-15%. In compenso, però, frutta e verdura stanno facendo registrare ottimi risultati, di quantità e qualità».
@anboemo
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