Fra muri e treni fermi i Balcani nel caos

LUBIANA. L’Ungheria sospende i transiti dei treni alle frontiere con la Croazia a tempo indeterminato, il Parlamento di Budapest vara una norma che permette all’esercito anche di sparare contro chi entra illegalmente nel Paese ma, bontà loro, senza volontà di uccidere (sic!) e dà il diritto alla polizia di perquisire tutte le abitazioni nell’area confinaria allo scopo di verificare se qualcuno fornisce assistenza illegale ai migranti. La Slovenia chiude a intermittenza i valichi confinari con la Croazia e a Bregane, confine a una ventina di chilometri da Zagabria, predispone una barriera per evitare che i profughi attraversino il valico lungo le campagne e i campi di mais, cercando di instradare tutti al punto di raccolta e poi di smistamento verso i centri di identificazione e di ospitalità. La Croazia chiude l’ultimo confine aperto con la Serbia al traffico dei mezzi pesanti mentre Belgrado portesta e definisce Zagabria «incapace di gestire la crisi dei profughi».

Oramai siamo alla schizofrenia. Nessuno sa con precisione che pesci pigliare, ha paura di rimanere col classico cerino in mano (ossia i profughi sul proprio territorio) e interpreta più o meno in modo ortodosso le norme comunitarie in materia di rifugiati. I governi aspettano il vertice europeo di domani, temporeggiano, vogliono mostrare a Bruxelles di aver svolto bene il “compitino” e che ora si attendono il “premietto”. Tutti meno l’”orbanizzata” Ungheria che continua a alzare i suoi muri (ora ne sta facendo un altro al confine con la Croazia), con lui l’inossidabile premier magiaro che grida: «Se non li fermiamo ci affogheranno». Demagogia? Certo, ma paga a livello di consenso al punto che il partito di Orban, Fidesz ritorna, dopo un periodo di flessione, in grande spolvero di consensi nel suo Paese.
In Croazia dall’inizio dell’arrivo dell’ondata migratoria sono giunti 30mila migranti. Dal confine di Tovarnik vengono instradati alla tendopoli vicina di Opatovac dove nel pomeriggio di ieri c’erano 2.450 ospiti a fronte di una capacità di 5mila persone. Il ministro degli Interni, Ranko Ostoji„ ha preteso che la Grecia smetta di mandare i migranti verso la Macedonia e la Serbia, insomma li instradi sulla rotta balcanica e ha fatto sapere che tale richiesta la formalizzerà al vertice Ue.
In Slovenia la situazione è in costante evoluzione. Ieri piccoli gruppi di migranti si sono presentati ancora al confine con la Croazia. Ci sono stati momenti di tensione con chi era fermo a Obrežje da tre giorni mentre la polizia faceva passare gli anziani e i nuclei familiari, ma tutto è rientrato in fretta e senza conseguenze. Lubiana non vuole assolutamente che gruppi di migranti girino per il Paese senza essere stati prima identificati. Svolta questa formalità nei vari centri di raccolta i migranti sono liberi di proseguire la loro marcia.
E tutti puntano a Nord, verso l’Austria, al punto che più volte nel pomeriggio di ieri l’autostrada della Pomurska è stata chiusa al traffico a causa della presenza a piedi di folti gruppi di migranti. Anche quelli che sono stati raggruppati più a Ovest come a Postumia e a Logatec hanno raggiunto Lubiana e da lì, col treno o con il bus, Maribor per poi puntare verso la Stiria. Molti vanno a piedi, altri in taxi, ma ci sono anche cittadini sloveni che li imbarcano sulle proprie autovetture e li portano a Šentilj al confine.
Il ministero degli Interni di Lubiana ha comunicato che finora sono giunti in Slovenia 2.700 migranti mentre ancora circa 300 sono fermi ai confini con la Croazia. Le autorità di polizia slovene si attendono ulteriori arrivi nelle prossime ore, da un minimo di mille a un massimo di tremila unità. E il ministero delle Finanze fa già un po’ di conti: i profughi alla Slovenia quest’anno sono già “costati” 5,8 milioni di euro. Su richiesta del Partito democraitco (Sds) e di Nuova Slovenia (Nsi), entrambe formazioni all’opposizione e di centrodestra, domani si riunirà in sessione straordinaria anche il Parlamento sloveno con all’ordine del giorno l’audizione della commissione di controllo dei servizi segreti sul tema dei migranti. La sessione sarà a porte chiuse.
E se i principali leader politici della Slovenia hanno dichirato alla tv di essere pronti a ospitare famiglie di migranti, con il femminile pragmatismo di Alenka Bratušek che ha affermato che «così facendo non si risolve certo la crisi dei rifugiati», richiamando i suoi “colleghi” alla realpolitik abbandonando i facili populismi, il 75% degli sloveni invece, rispondendo a un sondaggio del quotidiano Delo, hanno chiesto allo Stato, in questa occasione, un più rigido regime di controllo alle frontiere. A questo punto, l’unico corridoio aperto verso il centro Europa è l’Austria. Se Vienna dovesse dire stop e chiudere i confini allora inizierebbero i guai anche per il Friuli Venezia Giulia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo