Fulvia, elegante e mai banale Nel 2012 disse: «Ho dato tanto alla città, senza parole inutili»

Il ricordo di Costantinides, la grande benefattrice morta all’età di 95 anni. Le esequie si terranno in forma strettamente privata 
Lasorte Trieste 31/03/12 - Premio Barcola a Fulvia Costantinides
Lasorte Trieste 31/03/12 - Premio Barcola a Fulvia Costantinides

Fulvia Costantinides è morta sabato scorso all’età di 95 anni. Le esequie si terranno in forma strettamente privata. Qui un ricordo della mecenate e grande benefattrice.

Pierluigi Sabatti*

La chiamavano “Prezzemolides”, giocando sul suo cognome da sposata, Costantinides, perché lei c’era, sempre, agli eventi culturali importanti. C’era un po’ di invidia dietro questa frase, sia perché era una donna bella, elegante, colta, sia perché non aveva peli sulla lingua. Caratteristica quest’ultima che le piaceva ribadire. Lei aveva cominciato a utilizzare il “vaffa” prima, ma molto prima del suo concittadino Beppe Grillo. Era il suo modo di ribellarsi alle convenzioni borghesi che le stavano strette, anche se per nascita e matrimonio di quella classe faceva parte.

Ma a Fulvia Costantinides piaceva distinguersi e quindi esibiva una parsimonia certamente degna di una genovese: era nata sotto la Lanterna, figlia di Matteo Giugia, capitano di lungo corso, direttore generale del Lloyd Triestino e poi amministratore delegato dell’Adriatica di navigazione di Venezia, ed era arrivata a Trieste piccolissima al seguito del padre. Nel contempo era capace di un mecenatismo rinascimentale, in questo coadiuvata dal figlio Fulvio. Tra i tanti interventi a favore della città, da ricordare il finanziamento per il restauro di palazzo Sartorio, la donazione di opere d’arte, arredi e gioielli, il restauro del monumento di Verdi di piazza San Giovanni, quello della Fontana dei quattro continenti di piazza Unità, il finanziamento per l’allestimento del Museo di Storia Patria e del Museo teatrale “Schmidl”.

Quando ricevette il Premio Barcola, meritato proprio per la sua generosità, disse, come riporta “Il Piccolo” del 2 aprile 2012: «Sono orgogliosa di aver dato un senso alla mia esistenza. Ho fatto molto per la cultura e per il bene della città. Senza chiacchiere inutili, facendo parlare i fatti». E tra i fatti va annoverata la sua attività giornalistica proprio per questo nostro giornale, in trasmissioni radiofoniche e nell’ambito del Circolo della Stampa. Il sodalizio non sarebbe ancora attivo oggi se per molti anni non ci fosse stata Fulvia Costantinides a curare tante manifestazioni. Famosi i suoi “mercoledì” dove apriva le porte a esponenti della cultura, non solo umanistica, ma anche medica e scientifica. In proposito sottolineo quanto Fulvia Costantinides si spese per favorire l’incontro degli scienziati del neonato Centro di fisica, tutti provenienti da Paesi in via di sviluppo, con i triestini. In particolare mi viene in mente, tra le tante, una serata dedicata alla musica indiana, con un sitar suonato da una giovane studentessa di fisica che proveniva da quel Paese e si stava specializzando a Miramare. Fulvia aveva capito ben prima di tantissimi altri quanto il futuro di Trieste si sarebbe giocato in campo scientifico.

Un altro suo filone di interesse culturale riguardava la Grecia. Lei era diventata greca per matrimonio con Giorgio Costantinides, dirigente degli stabilimenti Aquila e figura di spicco nell’ambito imprenditoriale cittadino, scomparso nel 1992. Giorgio era figlio di Costantino, psichiatra, fino al 1953 direttore dell’Opp. Nella attività pubblicistica di Fulvia la Grecia era sempre presente fino agli ultimi suoi “mercoledì”. Fulvia credeva fermamente nell’associazionismo: era stata tra i fondatori dell’Unicef Italia, del locale Soroptimist, dell’Inner Wheel, socia dell’Alliance Française, presidente onoraria del Circolo della stampa e del Gei regionale, medaglia d’oro della Camera di commercio, San Giusto di bronzo, socia onoraria di varie associazioni.

La sua cultura, la sua insaziabile curiosità, i suoi interessi l’avevano portata anche a scrivere libri curiosi, dedicati soprattutto alla sua passione per il collezionismo. Ecco alcuni titoli: “Fermacarte. Magici microcosmi di vetro”; “Spruzzaprofumi dispensatori di benessere, fascino, seduzione”; “Nostalgie di latta. Le scatole”; “Vasi da notte”; “C’era una volta il calamaio”. Ma si era occupata anche di “Sciamanismo mongolo” e “Medicina greca tra storia e religione”. La sua vivace intelligenza, la sua generosità e la sua graffiante loquela ci mancheranno. –

* presidente

del Circolo della Stampa

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