Gioielli spariti in casa Cividin: cinque anni a Benvenuti

Condannato per aver svuotato la cassaforte della presidente dei giovani industriali e per averla calunniata. Due anni anche alla madre di lui, Giuliana Fonzari, per ricettazione
Di Corrado Barbacini

La cassaforte svuotata, i gioielli, i documenti scomparsi e poi la calunnia nei confronti di Elisabetta Cividin, presidente dei giovani industriali.

Per tutto questo ieri mattina è stato condannato a 5 anni Stefano Benvenuti, 51 anni, primogenito di Nino, campione olimpico e mondiale di pugilato, ex compagno dell’imprenditrice, figlia di secondo letto di Mario Cividin, l’impresario edile, esponente democristiano morto nel 2008. Condannata a due anni per ricettazione anche la madre di Benvenuti, Giuliana Fonzari, 73 anni. Una Dinasty tutta triestina.

A pronunciare la sentenza è stato il giudice Francesco Antoni che non solo ha accolto le richieste del pm Maddalena Chergia, ma - per quanto riguarda Benvenuti (erano stati domandati 4 anni nella requisitoria) - è andato ancora più duro. Il giudice Antoni ha inoltre quantificato i danni morali patiti da Elisabetta Cividin, parte offesa, nella cifra di 50mila euro. Inoltre il giudice ha disposto il risarcimento dei danni partimoniali da definire in sede civile.

I gioielli del valore di oltre 70mila euro erano misteriosamente scomparsi nel mese di gennaio 2010 dalla cassaforte all’interno dell’appartamento al quarto piano dello stabile di via del Moncolano dove abita l’imprenditrice. Elisabetta Cividin in quei giorni si trovava in America. Ma il fatto anomalo subito rilevato dai carabinieri di via Hermet, che avevano svolto le indagini, era stato che i ladri non avevano lasciato alcun segno di effrazione, nè della porta blindata dell’appartamento, nè della cassaforte. Insomma erano entrati con le chiavi e l’antifurto non si era neanche attivato. Stefano Benvenuti era stato fin da subito sospettato dai carabinieri. In effetti fino al 2010 era stato il “padrone di casa” in via del Moncolano prima di interrompere la relazione e la coabitazione con Elisabetta. Interrogato dal pm aveva sostenuto che quei gioielli gli erano stati consegnati di persona da Elisabetta perché li vendesse e con il ricavato restaurasse una casetta di Rovigno dove la coppia trascorreva brevi periodi di vacanza. Questa abitazione apparteneva alla società “Aropinum”: il 99 per cento elle quote erano di Elisabetta Cividin, l’1 per cento di Stefano Benvenuti. Va aggiunto che il racconto dell’ex compagno di vita dell’imprenditrice aveva messo nei guai la stessa Cividin. Che era stata indagata nella stessa inchiesta sul furto, ma la sua posizione era stata definita in sede di udienza preliminare con un’archiviazione.

Come detto Giuliana Fonzari, madre di Stefano Benvenuti, è stata condannata per ricettazione. Nella sua abitazione di Scala Bonghi, dove Stefano ha mantenuto la residenza, i carabinieri avevano recuperato una parte dei gioielli usciti dalla cassaforte della casa di via Moncolano.

Stefano Benvenuti si è sempre pubblicamente proclamato innocente. «Avevo restituito le chiavi alla mia ex compagna tra novembre e dicembre. Non riesco nemmeno a spiegarmi come i quattro Rolex e i due bracciali con brillanti conservati nella cassaforte, e poi scomparsi misteriosamente, siano finiti nella Mercedes che la mia ex compagna mi aveva prestato», aveva sostenuto con grande sicurezza. Ma le sue parole sono state smentite dal contenuto delle intercettazioni telefoniche disposte dal pm Maddalena Chergia. E il mistero del furto senza segni di scasso e tracce era stato ben presto chiarito.

Nutrita la schiera degli avvocati presenti in aula. Stefano Benvenuti è stato assistito da Mario Conestabo, Giuliana Fonzari da Marzio Calacione e parte civile per Elisabetta Cividin, Giovanni Borgna.

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