Giù i 15 casoni superstiti Piazza pulita degli abusi

L’amministrazione ha richiesto 400 mila euro alla Regione per abbattere le strutture rimaste e poter poi intervenire con una radicale pulizia dell’argine
Bonaventura Monfalcone-13.03.2018 Casoni-Staranzano-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-13.03.2018 Casoni-Staranzano-foto di Katia Bonaventura



Piazza pulita degli ultimi abusi edilizi realizzati lungo la costa, rimozione dei rifiuti e ripristino delle aree naturalistiche, in particolare per quelle adiacenti alla nuova darsena “Punta Barene” realizzata dall’omonima associazione nautica, l’unico “marina” di Staranzano inaugurato l’estate scorsa per ospitare 208 posti barca.

È questo l’obiettivo del Comune che, dopo un periodo di studio sulla vicenda, ha ripreso la pratica relativa al completamento della demolizione dei “casoni”, cioè di quei 15 su 140 rimasti ancora in piedi in diverse zone della costa, a cui dovrà seguire una pulizia radicale dell’argine di fronte al mare. Per ultimare lo smantellamento iniziato tre anni fa, è stata inoltrata alla Direzione centrale della Pianificazione territoriale, Mobilità e Infrastrutture del Friuli Venezia Giulia, la richiesta di un contributo di 400 mila euro, dei quali 40 mila serviranno per la progettazione e 360 mila per la realizzazione dei lavori. Istanza avanzata per mancanza di fondi e perché l’area appartiene alla Riserva regionale della Foce Isonzo. Nella domanda si fa riferimento alla legge regionale 26/2004 che riguarda il rispetto delle normative sugli abusi edilizi, in particolar modo per quelli esistenti nella Riserva naturale. L’opera, secondo l’amministrazione comunale, è da completare assolutamente per bonificare in modo definitivo tutta l’area, dopo l’abbattimento di oltre 100 costruzioni abusive che si trovavano tra il canale Quarantia, il Brancolo Morto e le località Punta Barene e Marinetta. Demolizioni avvenute dopo un’estenuante vertenza ultratrentennale tra l’associazione Unione Casoni Quarantia da una parte contro il Comune e la Regione dall’altra, dopo processi, sentenze, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.

Il sindaco Riccardo Marchesan, l’assessore ai Lavori pubblici Erika Boscarol e la giunta hanno concordato per il finanziamento che servirà a eliminare gli ultimi manufatti abusivi. Il Comune ha allegato per il finanziamento, una dettagliata relazione del responsabile comunale dell’Ufficio Urbanistica ed Edilizia, geometra Luciano Tolomio. «Nei decenni trascorsi – spiega tra l’altro la relazione – la zona del litorale è stata interessata da un diffuso fenomeno di costruzione di centinaia di manufatti privati (“casoni”, “cavane”, “pontili”), originariamente adibiti a depositi della pesca e successivamente oggetto di interventi che li hanno resi anche residenziali con utilizzo in prevalenza ricreativo. Dopo le vicende processuali pluridecennali – continua la nota – conclusesi nel 2013 con l’ultima sentenza del Consiglio di Stato, i manufatti sono stati dichiarati abusivi e ne è stata dichiarata la demolizione». La maggior parte, perciò, è stata demolita dai privati a cui è seguìto un intervento di demolizione e ripristino dei luoghi con un finanziamento nel 2011 della Regione, in particolare a Punta Barene. «Si tratta ora di terminare l’azione sostitutiva di abbattimento – continua la relazione – dov’è dichiarata l’inottemperanza dei responsabili degli abusi e il ripristino ambientale dei luoghi, chiudendo così definitivamente la vicenda dell’abusivismo lungo la Quarantia».—



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