“Giuochi senza frontiere”, ecco i goliardi

Raggi di sole rubati al cattivo tempo ma birra come se piovesse: ben allenati ai rovesci alcolici, i goliardi triestini del Portoguensis Orbis Magnus Ordo (Pomo) hanno dato il via ieri mattina ai Ludi Portoghesi, organizzati nella giornata in occasione della tradizionale festa di fine anno accademico e giunti alla seconda edizione. Numerose le delegazioni “estere” e gli ospiti giunti a omaggiare il Pomo nella cornice tra cattedrale e castello di San Giusto: l’Ordine de li Cavalieri de li Scacchi da Ferrara, l’Ordine della Salamandra da Padova, il gruppo della Lunigiana e inoltre il Duca di Parma e il Conte di Pontremoli. Ad attenderli un Magno Rebecchin a base di prosciutto in crosta, sciroppi tipici del territorio e accompagnamento musicale di repertorio in italiano, triestino e latino maccheronico.
Fulcro della giornata, i Giuochi senza Frontiere: «Gareggeremo a squadre in diverse attività - ha annunciato Bernarda Economica (è il nome da goliarda), vassallo del Pomo - dal tiro alla fune sofisticata alla battaglia navale alcolica, dal tiro con l’arco al “ruba lo scudiero”», tutte discipline note ma abilmente reinterpretate in ossequio alla filosofia goliardica. “Zatterata” nelle acque di Barcola nel pomeriggio: la “Pomolana”, breve regata in cui gli equipaggi devono mostrare le proprie abilità marittime usando per remi le braccia e rimanendo a bordo e asciutti su zattere di modesta misura e di propria produzione. A seguire il torneo di “Staffetten”, temeraria gara a squadre a colpi di mezzi litri di birra buttati giù in un solo sorso. Al termine della giornata olimpica, il meritato riposo per gli oltre settanta goliardi locali ed esteri: lauta banchettata di pesce, concerto dei Pom-Floyd e festeggiamenti bacchici a oltranza, «finché il gallo canti», come hanno tenuto a precisare.
Una giornata senza libri e all’insegna del gioco, dell’ironia e della bevanda per gli studenti affratellati nell’antica tradizione goliardica, la cui storia risale ai vagabondaggi intellettuali dei “clerici vagantes” medievali e che a Trieste vanta una presenza lunga quasi 70 anni: l’ordine sovrano dell’ateneo nostrano, il Goliardicus Ordo Solis Orientis, nacque nel 1945 e vide crescere poi numerosi ordini vassalli tra cui il Pomo, classe 1964.
Esperti nell’arte del “nunquam pagare”, i confratelli tergestini traggono il nome dalla scaltra abitudine del “fare il portoghese” e si impegnano nel nobile scopo cardine della goliardia che consiste nell’onorare Bacco, Tabacco e Venere. Gusto dello scherzo, della compagnia, dell’autoironia ma anche capacità intellettiva e dialettica sono le doti del tipico goliarda: «L’attività nota come “Discussione da bar” prevede la capacità di passare sapientemente dalla riflessione sui massimi sistemi all’analisi del sesso degli angeli», ha spiegato Lucius de la Pampa, decano dell’ordine.
Vanessa Maggi
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