Godina ultimo atto, si chiude

Godina chiude. Due parole che da sole fotografano l'abissale crisi nella quale sta sprofondando il commercio triestino. Perché Godina a Trieste da 70 anni rappresenta a tutti gli effetti un pezzetto di città e in particolare del settore terziario cittadino. L'assemblea dei soci ha deliberato la cessazione dell'attività a fine anno. Una decisione sofferta, dolorosa, specialmente per Sergio Godina. Un commerciante che negli ultimi anni ha preferito impiegare il capitale di famiglia piuttosto che mandare a casa un solo dipendente. Un uomo d’altri tempi.
Da anni tanti lo consigliavano di ridimensionare il negozio, cedendo magari una parte degli spazi e riducendo il personale. Ma lui da quell'orecchio non ha mai voluto sentirci perché i commessi, le sarte, i magazzinieri, gli impiegati non erano dipendenti ma parte della famiglia. Bastava partecipare alla riunione di mercoledì sera, nel corso della quale i figli Annalisa e Giancarlo (affiancati dal padre Sergio) hanno comunicato ufficiosamente ai dipendenti la ineluttabile decisione, per rendersi conto del clima che si respirava. Il rapporto tra titolari e dipendenti è da sempre improntato a un grande affetto e attenzione reciproci e in un’occasione così triste come questa non sono mancate le lacrime.
«Che le cose non andassero più bene lo avevamo capito da anni - osserva Sergio Godina - tuttavia, come tutti gli imprenditori profondamente attaccati alla propria azienda e al proprio lavoro, abbiamo continuato a credere nella nostra attività, forti anche del consenso della nostra affezionata clientela». Il negozio di via Carducci che si estende fino a via San Francesco e del Coroneo continuerà ora con una svendita promozionale con sconti dal 20 al 30% che porterà direttamente ai saldi estivi. Poi da settembre partirà con la svendita totale. Prevedibile l'assalto dei triestini e soprattutto dei clienti storici che cercheranno di accaparrarsi parte del guardaroba dei prossimi anni. Per gli attuali 68 dipendenti, in contratto di solidarietà da un anno, scatterà la cassa integrazione.
Le voci su un possibile ridimensionamento si rincorrevano da mesi. Gli stessi titolari più volte hanno denunciato le difficoltà. Tasse, enormi costi di gestione, la crisi che ha ridotto consumi e spese ai minimi termini, franchising, colossi dell'abbigliamento che sbarcano in città con il cuore commerciale, tra l’altro, che si è concentrato sempre di più nelle vie pedonali verso piazza della Borsa. «Di anno in anno ci aspettavamo che qualche cosa cambiasse, ed invece, - spiega Godina - implacabilmente, a fronte di fatturati in discesa, i costi di gestione continuavano a salire, generando un saldo negativo oggi non più sostenibile».
Sergio Godina è quello della famiglia che comprensibilmente più di tutti sta soffrendo per questa decisione che gli permette comunque di uscire dalla scena a testa alta. Tuttavia non riesce a sopportare l'idea di aver dovuto arrendersi, di dover deporre le armi e mandare a casa i suoi dipendenti. Di uomini così se ne vedono pochi. E difatti gli sono pervenute già numerose attestazioni di solidarietà da politici, amici, sindacalisti e clienti. «Chiudiamo impegnandoci a pagare tutti», assicura. «Non facciamo come quelli che tirano giù le serrande e spariscono fregandosene di chi ruotava intorno alla loro attività, - aggiunge - pagheremo tutto quello che dobbiamo a fornitori, dipendenti e le banche».
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