Gorizia, «ex Safog, fallito il piano di salvataggio»

E' fallita l'operazione di salvataggio della ex Safog, attuale Swi srl di Gorizia. La procedura di licenziamento che era stata sospesa a fine agosto in extremis, per vagliare tutte le possibilità alternative, riprende il suo corso, e la Swi chiude i battenti licenziando i suoi 33 dipendenti. L’unica a non gettare bandiera bianca è la Regione che non intende chiudere il tavolo per mantenere ancora in piedi un dialogo con il Gruppo Cividale. Intanto, a meno di nuovi sviluppi, a scrivere la parola fine sulla vicenda è stato nella giornata di ieri l'incontro che ha messo di fronte una volta di più la Regione, il titolare dell'azienda di Straccis Antonino Polizzotto e i rappresentanti del Gruppo Cividale.
«Questo pomeriggio (ieri ndr) il titolare della Swi ci ha comunicato la sua decisione di non poter proseguire l'attività – spiega Alessandro Contino, della della Fim Cisl, che ha seguito la vertenza assieme a Gianpaolo Giuliano della Fiom Cgil e Antonio Rodà della Uilm -. Ha presentato in tutti i suoi aspetti la situazione e i problemi dell'azienda al Gruppo Cividale, ma ci ha detto di non aver ottenuto le risposte sperate. Di conseguenza non resta che prendere atto l'inevitabile licenziamento. Del resto fin dalle scorse settimane noi avevamo sostenuto che senza i margini per accedere agli ammortizzatori sociali procrastinare ancora una soluzione definitiva sarebbe deleterio». Già, perché i dipendenti della Swi sono sempre in attesa degli stipendi arretrati, congelati da luglio, ed esistono anche alcuni ex dipendenti, già usciti dall'azienda, che attendono ancora il Tfr. In totale, ha spiegato Polizzotto ai sindacati, sulle spalle della Swi gravano debiti da onorare con fornitori e maestranze per 500mila euro circa.

«Polizzotto ci ha spiegato che con i carichi di lavoro ridotti sarebbe in grado di ripagarsi le bollette, ma resterebbe sull'azienda la spada di Damocle delle altre incombenze – dice ancora Contino -. Senza contare che c'è sempre la questione della messa in sicurezza e della sistemazione dello stabilimento di Straccis, dove piove dentro e dove le condizioni di lavoro non sono quelle richieste».
Il precedente confronto del tavolo di lavoro, sul finire della scorsa settimana, aveva tenuto accesa la fiammella della speranza, in quando l'assenza di una “porta chiusa” da parte del Gruppo Cividale lasciava intendere che ci fossero i margini per arrivare ad un compromesso che permettesse alla Swi di mantenere in piedi l'attività. In particolare si lavorava sulla possibilità di confermare le commesse e i carichi di lavoro per lo stabilimento di Straccis, seppur ridotti nella quantità, in modo tale da avere i requisiti per accedere agli ammortizzatori sociali e a quel contratto di solidarietà per il quale la Regione già da tempo aveva manifestato disponibilità.
Si chiude così la storia dell'ennesima, una delle ultime, industrie goriziane. E per i suoi lavoratori si apre un futuro carico di incertezza. «Sono 32 uomini e una donna, impiegata – spiega Alessandro Contino -. So che qualcuno ha manifestato la volontà di cambiare settore, reinventandosi un altro mestiere, ma per gli altri non sarà facile».
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