Gorizia, la Regione accelera sul piano salva-Isonzo da due milioni di euro: no di Legambiente

Dibattito sullo studio di fattibilità affidato per superare

i problemi di portata del fiume legati alla diga di Salcano

Francesco Fain
Una veduta dell'Isonzo Foto Bumbaca
Una veduta dell'Isonzo Foto Bumbaca

Non è esagerato definirlo piano “salva Isonzo”. Perché l’obiettivo è di dare soluzione all’ormai storico problema della limitazione delle portate del fiume, a valle della diga slovena di Salcano, che causa diversi disagi ambientali per l’ecosistema e le comunità ittiche ma anche importanti difficoltà nei sistemi irrigui, in particolare nei comprensori agricoli del Cormonese e del Monfalconese.

Un problema annoso

La diga di Salcano Foto Bumbaca
La diga di Salcano Foto Bumbaca

La questione affonda le radici negli accordi di Osimo degli anni ’70 tra Italia e ex Jugoslavia: è da allora che il problema della regimentazione, oltreconfine, delle acque dell’Isonzo crea serie difficoltà per l’approvvigionamento idrico nel tratto italiano. Durante la tarda primavera e l’estate di ogni anno ci sono fasce orarie della giornata durante le quali l’acqua nell’Isonzo, trattenuta dalle dighe d’oltreconfine, arriva in quantità minime e poi, nel giro di pochi minuti, si verificano sbalzi di portata notevoli e imprevedibili con l’acqua che arriva tutta all’improvviso. C’è anche un altro elemento: periodicamente, d’estate, capita che qualcuno rimanga “intrappolato” negli isolotti lungo l’Isonzo a causa del livello dell’acqua che si alza velocemente, determinato dal rilascio d’acqua della diga di Salcano. Un problema nel problema.

La Regione

La Regione ha stanziato una prima tranche di 2 milioni di euro per individuare alcune soluzioni che permetterebbero di non essere più condizionati dai rilasci d’acqua della diga di Salcano gestita dagli sloveni. Se n’è parlato in IV Commissione. Nel dettaglio: il progetto, definito di «normalizzazione del fiume Isonzo», prevede l’adeguamento della traversa di Piuma e la realizzazione di una nuova traversa a Straccis. Terzo ingrediente è lo sfruttamento, come invaso, dell’ex cava Postir in Comune di Sagrado.

Nuovi bacini

Le soluzioni nel medio periodo prevedono interventi strutturali con l’individuazione di alcuni “siti-bacini” extra alveo del fiume per lo stoccaggio di volumi d’acqua per uso irriguo e il riutilizzo di traverse già esistenti per il miglioramento dell’attuale assetto idromorfologico. L’obiettivo è accumulare l’acqua rilasciata dalla diga durante le fasi di picco in serbatoi opportunamente dimensionati per, poi, rilasciarla durante le fasi di rilascio minimo.

Spiega l’assessore regionale alla Difesa per l’ambiente, Fabio Scoccimarro: «I frequenti sbalzi giornalieri del fiume Isonzo rendono difficoltoso l’esercizio dell’irrigazione agricola, nonché creano numerosi problemi alla vita ittica dell’intero ecosistema». Non a caso, più volte si è registrata un’autentica moria di pesci visto l’assetto “ballerino” del fiume.

Garantire il flusso

La moria di pesci Foto Bumbaca
La moria di pesci Foto Bumbaca

Di qui, il finanziamento per lo studio di fattibilità tecnica per risolvere il problema del picco idrico, hydropeaking in inglese, che ha ripercussioni sul deflusso minimo vitale (la quantità d’acqua che deve essere garantita per preservare l’ecosistema acquatico) ma anche sulla capacità depurativa e sulla vita nel fiume. La siccità di due anni fa, com’è noto, ha lasciato il segno e, adesso, il Consorzio di bonifica della Venezia Giulia si pone in prima linea nel caldeggiare e promuovere questi interventi.

Gli ambientalisti

Ma Legambiente non è d’accordo e ha proposto una moratoria sulla progettazione e sul primo lotto esecutivo per le due traverse di Piuma e Straccis, in Comune di Gorizia, con l’appello affinché la Regione si faccia parte attiva con il Governo per affrontare con la Slovenia la controversa questione dei rilasci della diga di Salcano per una comune elaborazione di un piano di gestione idrografica del fiume Isonzo. «Nel dossier - la posizione dei circoli di Legambiente Monfalcone e Legambiente Gorizia - viene esplicitato che gli interventi strutturali possono fornire delle soluzioni nel medio periodo per quanto riguarda l’agricoltura e il supporto irriguo ma sarebbero, comunque, insufficienti a garantire la continuità fluviale dell’Isonzo. L’unico intervento possibile sarebbe quello non strutturale di azione sulla diga di Salcano attraverso una rinegoziazione degli accordi di Osimo e delle portate minime rilasciate».

Difficile interlocuzione con gli sloveni

Dal canto suo, il consigliere regionale Antonio Calligaris (Lega) replica agli ambientalisti. «Le opere previste - dice - sono necessarie e devono essere completate per cercare di migliorare la situazione. Non si possono aspettare ancora anni per cercare una soluzione attraverso una improbabile e difficoltosa interlocuzione con la Slovenia».

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