A Gorizia un’oasi per i ciclisti al posto dell’ex prigione in zona Casermette
Il progetto della Cassa edile, già approvato dal Comune, prevede aree di sosta e punti per il gonfiaggio bici a disposizione chi percorre la pista del Monte Santo

Nacquero come campo di prigionia nel 1942, vicino alla Transalpina, l’anno dopo l’invasione della Jugoslavia. Oggi le Casermette versano in uno stato di assoluto degrado a causa del mancato decollo dei vari progetti di riutilizzo. O meglio: l’area storica è in abbandono mentre una parte vede la presenza di insediamenti produttivi, è ordinata e ha grandi potenzialità espresse e inespresse.
Oggi arriva un passo in avanti verso la ridefinizione complessiva dell’uso dell’intero spazio. La Cassa edile ha elaborato una proposta (subito accolta dal Comune) per intervenire sul suolo pubblico di proprietà municipale.
Obiettivo? «Regalare alla città la realizzazione di un’area di sosta al servizio della nuova pista ciclopedonale che transita in via Monte Santo. Verranno installate sedie, tavolini, un modulo per il gonfiaggio delle ruote e con altri attrezzi per la manutenzione delle bici, oltre a una fontanella, a vegetazione adeguata per l’ombreggiatura e una rastrelliera.
Un’oasi, insomma, per il cicloturista. E lo facciamo per festeggiare i nostri primi 60 anni», spiega presidente della Cassa edile di mutualità e assistenza della provincia di Gorizia, Aureliano Hoffmann. «Un’area che sarà attrezzata – fa eco l’assessore comunale all’Urbanistica, Chiara Gatta – dove si potranno effettuare dei “pit stop”».
La giunta comunale ha appena proceduto all’approvazione del progetto e all’autorizzazione all’esecuzione perché l’opera (e qui sta la novità inedita) sarà realizzata dalla proponente Cassa edile di Gorizia. L’area, di proprietà del Comune di Gorizia, è quella che ospitava un edificio in elementi prefabbricati destinato a laboratorio.
La giunta ha autorizzato le operazioni preliminari che consistono nella demolizione e rimozione dei materiali di risulta. Quindi, si procederà alla demolizione e il successivo asporto dei calcinacci, a cura e spese della Cassa edile. La demolizione è già avvenuta e, poi, si passerà alla fase realizzativa.
Ma entriamo nel merito dell’intervento. Il progetto prevede la realizzazione di un’area di sosta per pedoni e ciclisti, al servizio della nuova pista ciclopedonale transfrontaliera che transita in via Monte Santo, con la possibilità di installare diverse tipologie di arredi e attrezzature. L’ente donerà alla città questa area rinnovata e finalmente fruibile. «Con ciò lasciando un’opera a testimoniare gli oltre sessant’anni di attività della Cassa edile per il territorio», si legge negli incartamenti. «Si fa presente che la Cassa Edile di Gorizia ha già provveduto ad installare in prossimità della piazzola un defibrillatore da esterno ad uso pubblico opportunamente segnalato agli uffici sanitari competenti in materia».
Resta da immaginare un futuro per le Casermette propriamente dette. L’originario complesso, cinto da muri con portone monumentale, sei edifici pianoterra, a ferro di cavallo rovescio di qua e di là di una vasta piazza d’armi col Comando in fondo, venne ristrutturato nel 1950 per l’ospitalità temporanea di 700 esodati dai territori divenuti Jugoslavia. Costruito nel 1942 come campo di prigionia, fu occupato, durante la guerra, dall’esercito tedesco, poi dai titini e, infine, dagli Alleati. Il primo afflusso di profughi avvenne nel 1948, quando Le Casermette erano ancora parzialmente diroccate a causa dei bombardamenti.
Nel 1950 le abitazioni furono ristrutturate e prevedevano l’ospitalità per circa settecento persone, ma il campo ne ospitò più di mille. Le prime famiglie, infatti, vennero alloggiate provvisoriamente nella Caserma Guella, sita in piazza Cesare Battisti a Gorizia. Successivamente furono indirizzati a Le Casermette anche i profughi ospitati nelle strutture private di Grado (alberghi ed abitazioni) ed, infine, altri 300 profughi, provenienti principalmente da Orsera e Isola d’Istria e accolti nella Caserma di Farra d’Isonzo.
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