Gradisca, passerella sull’Isonzo sempre più scomoda

L’opera ha 130 anni e li dimostra tutti. I vandali peggiorano le cose
Bumbaca Gorizia 29.01.2014 Passerella Gradisca - Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 29.01.2014 Passerella Gradisca - Foto Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. Chissà se diventerà un leit motiv della prossima campagna elettorale. O magari se qualche istituzione lo farà proprio cavalcando l'onda del centenario della Grande guerra. Di certo non è un mistero: ai gradiscani, e non solo a loro, la passerella che collega la Fortezza a Poggio Terza Armata non piace. Non è mai piaciuta. Il tenore delle proteste è sempre lo stesso. «Quel ponte è un'autentica bruttura, uno sfregio al territorio», «Il parapetto impedisce la vista del fiume: non è possibile che ad anni di distanza non venga riconosciuto l'oggettivo danno al paesaggio». Eppure, cambiano i sindaci e le maggioranze, ma di mettere le mani su quel ponte della discordia proprio non se ne parla. Figurarsi ora, in tempi di austerity. E infatti il collegamento inizia anche a mostrare l'usura del tempo, con danneggiamenti più o meno frequenti. A oltre 130 anni dalla sua prima realizzazione (era il 1880 quando il primo ponte venne costruito per agevolare l'afflusso dei lavoratori della fabbrica viennese Schiller e Klein che aveva sede a Sdraussina) e a 13 dal suo ripristino, il passaggio sull'Isonzo continua a fare discutere. In tanti continuano a ritenere il manufatto un piccolo ecomostro a causa dei vistosi pannelli bianchi che, ai lati del manufatto, ne costituiscono la balaustra di protezione. Ostruendo completamente la visuale del fiume sacro alla Patria. Battaglie contro la loro collocazione prima e per la rimozione in seguito ce n'erano già state. E tempo fa il partito dei contrari si era improvvisamente rivitalizzato sul web. Questa volta per ripristinare le grate che caratterizzavano l'antico manufatto. «I pannelli sono necessari per ragioni di sicurezza, non trattandosi di un ponte a doppio scorrimento ma di una semplice passerella» si motivò la scelta all'epoca. Figurarsi come l'hanno presa a Sagrado, dove sorse un proprio comitato per la realizzazione di un ponte vero e proprio anzichè di quell'ibrido tutto italico. Così a suo tempo parlò Danilo Gruden, che di quel movimento era stato il coordinatore: «L'aspetto più grave non è quello estetico, ma che un collegamento lungo ben 300 metri a suo tempo sia stato voluto come una semplice passerella. Il doppio senso di marcia poteva portare solo benefici in termini di scorrevolezza della circolazione e di inquinamento. Oggi - prosegue - col senso unico alternato le automobili si fermano al semaforo per svariati minuti prima su un versante e poi sull'altro. Non credo sia meglio. Purtroppo il rischio era quello di perdere il finanziamento e dovemmo adeguarci, così come l'amministrazione gradiscana di allora dovette adeguarsi alle proteste dei cittadini che temevano un incremento del traffico». L'ammninistrazione Tommasini (1 e 2) non ha mai regalato illusioni sul tema: «Sappiamo bene che dal punto di vista estetico e paesaggistico la passerella non è certo il massimo – la posizione di palazzo Torriani - ma pare estremamente difficile che una sua revisione possa essere considerata una priorità in una fase di sofferenza economica per gli enti locali come quella che stiamo vivendo».

Luigi Murciano

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