Grado, recuperato il maxi-siluro da 300 chilogrammi di tritolo

Operazione riuscita da parte degli artificieri subacquei. Oggi verrà fatto brillare. La Marina Militare: «Arma potenzialmente pericolosa. Ci vuole molta cautela»

GRADO Operazione siluro riuscita ieri a Grado. Oltre alla parte riemersa l’altro giorno, è stato recuperato anche il pericoloso carico della camera di scoppio: circa 300 chilogrammi di esplosivo che giacevano in mare a poca distanza da terra. L’hanno recuperato gli artificieri dello Sdai (Servizio difesa antimezzi insidiosi) di Ancona, comandati dal tenente di vascello Marco Cassetta che, giunti ieri a Grado verso l’ora di pranzo, si sono immediatamente immersi per le verifiche alle quali sono seguite il recupero e la messa in sicurezza con il trasporto nella zona del brillamento che sarà fatto questa mattina.

Grado, un siluro ripescato dai fondali della laguna

Durante l’immersione fatta subito dopo il ritrovamento erano stati notati dei “mattoni” color grigio. Nessuno ne ha detto niente, forse anche per non allarmare dato che il ritrovamento è avvenuto a soli 80 metri dalla riva e a pochi metri dai pontili di ormeggio di diverse imbarcazioni. Si trattava proprio del tritolo fuso in pani. Complessivamente, dunque, circa 300 chili di tritolo, che erano contenuti nel siluro della Seconda guerra mondiale lungo in origine ben 7, 20 metri (il pezzo posteriore recuperato è di oltre cinque metri) che domani quando sarà fatto brillare farà sicuramente alzare una bella colonna d’acqua.

A coordinare le operazioni in particolar modo quelle legate alla sicurezza della navigazione è Circomare Grado con la comandante tenente di vascello Elisabetta Bolognini che ha anche emesso una seconda ordinanza con la quale ha disposto che nessuna attività e transito può essere fatta se non oltre 100 metri di distanza dal punto delle operazioni. Identica distanza deve essere rispettata anche dai mezzi nautici impiegati durante le delicate operazioni di trasporto fino al punto di brillamento. La zona di brillamento nelle vicinanze di quelle utilizzate in questi ultimi due anni per il brillamento di 4 mine trovate attorno all’isola. L’ultima in ordine di tempo fu trovata a 900 metri di distanza dalla diga quasi di fronte al palazzo municipale, le altre erano state rinvenute nei pressi di San Piero, in zona Mula di Muggia e la prima, uscendo dall’isola all’inizio del canale che da una parte va verso il porto e dall’altra fino alla foranea e quindi in mare aperto. Una zona fangosa, quella del brillamento che sarà fatto oggi (ovviamente solo dell’esplosivo), a circa 4 miglia dalla costa privo di vegetazione e di conseguenza di fauna ittica.

Spunta un siluro della Seconda guerra. Forse risolto un antico “mistero” gradese


Il ritrovamento del siluro che è stato fatto un paio di giorni fa dagli addetti della motonave Nuovo Antonio che stava effettuando lavori di dragaggio del canale in zona Porto San Vito e che ha immediatamente avvisato la locale Capitaneria di Porto. Considerando il rischio per la pubblica incolumità, la Prefettura di Gorizia ha richiesto l’intervento urgente dei Palombari del Gruppo Operativo Subacquei. «Il siluro – spiega una nota della Marina Militare – è un’arma progettata per funzionare in acqua e pertanto è in grado di rimanere in ottimo stato di conservazione e preservare i meccanismi interni per decenni. L’ordigno ritrovato è potenzialmente pericoloso e richiede il massimo delle cautele soprattutto per l’elevato quantitativo di esplosivo». Quello trovato a Grado è rimasto in mare per circa 73 anni e a quanto pare era decisamente ben conservato.




 

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