Grandine e clima-choc, Lorenzon punta ai depositi idrici

Il Consorzio di bonifica sta studiando la creazione di un impianto di accumulo anche in pianura e sulla costa per arginare la siccità estiva
Bonaventura Monfalcone-05.03.2017 Lavori agli argini dell'Isonzo-Turriaco-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-05.03.2017 Lavori agli argini dell'Isonzo-Turriaco-foto di Katia Bonaventura

Greta, ma non solo Greta. Lo stimolo per riflettere sui mutamenti climatici in atto – siamo probabilmente l’ultima generazione che potrà combattere l’imminente crisi globale – arriva, assai più banalmente, dall’ennesimo capriccio del meteo. La grandinata che per qualche attimo, sabato verso le 13, ha coperto di bianco Staranzano, con una fitta coltre di chicchi di ghiaccio. Non hanno causato grandi danni alle scocche d’auto, per fortuna. Ma tanto è bastato a muovere Enzo Lorenzon, presidente del Consorzio di bonifica pianura Isontina, a lanciare un dibattito sulla necessità di realizzare anche sul nostro territorio un deposito d’acqua. Riserva idrica in auge nelle località a sud per fronteggiare la siccità dei mesi caldi e che un tempo, qui, non occorreva affatto.

«I mutamenti climatici sono in atto – sottolinea Lorenzon – e dire che non si può fare niente significa non dimostrarsi all’altezza dei tempi. Ci vuole quel minimo di spirito critico per capire, invece, che qualcosa va compiuto. La grandinata di sabato rappresenta un fatto assolutamente anomalo ed eccezionale per la stagione: quando mai si sono visti simili fenomeni in questo periodo? Saremo costretti a convivere, sempre più spesso, con la siccità tra giugno e agosto ed è meglio iniziare ad agire di conseguenza». la proposta, a fronte del surriscaldamento golobale, è quindi quella di «realizzare dei depositi d’acqua» sulla scia di quanto già messo a punto nelle zone collinari, dove si è cominciato a gestire in modo preciso le acque superficiali, ovvero la pioggia, raccolta e utilizzata per l’irrigazione. Due gli impianti di accumulo promossi e gestiti dal Consorzio ronchese: a Vencò e a Prosecco. Ne esiste un altro a Prepotto.

Il Consorzio sta studiando ulteriori bacini di accumulo, «sulla traversa dell’Isonzo». «Purtroppo il clima sta cambiando – conclude Lorenzon – e bisogna pensare a come riciclare la preziosa risorsa idrica». I due depositi sono sorti senza necessità di cementificare, bensì sfruttando avvallamenti naturali del terreno: delle vere e proprie “sacche” naturali di contenimento, utili quando gli impianti irrigui entrano in crisi, durante le siccità. Gli impianti hanno il pregio di irrigare dosando sapientemente pressione e quantità, senza eccedere nel ricorso all’acqua e bagnando le radici delle coltivazioni. Così, per esempio nel caso dei vigneti, per le foglie non direttamente annaffiate si abbatte il rischio dei parassiti. E pertanto si rende meno necessario l’impiego di prodotti fitochimici per contrastare le malattie e diminuisce anche il pericolo di inquinamento delle falde acquifere. Insomma un vero e proprio circolo virtuoso. —

Ti.Ca.

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