«Hanno distrutto tutto non ce la facciamo più»

Si sono presi un pezzo di Opicina. Si sono presi alloggi, parchi e la pazienza dei residenti. Tira brutta aria su, in quel gruppetto di case Ater stretto tra via dei Papaveri, via Sant’Isidoro e via dei Fiordalisi. La benestante Opicina, con le sue eleganti villette e giardini, oggi è costretta a fare i conti con una comunità di nomadi che spadroneggia incontrollata. Vandalismi e aggressioni. Chi abita da queste parti è convinto che la banda di giovanotti che si diverte a lanciare pietre sulle auto provenga proprio da quelle famiglie di nomadi che alloggiano in due palazzine Ater. Andrà dimostrato. Quel che è certo è il clima che si è creato da un paio di anni a questa parte tra chi vive nei caseggiati.
«Vede?», incalza un triestino sulla trentina indicando un piccolo albero che si erge nel vialetto di cemento di via dei Papaveri. «Questa pianta è la linea di confine tra noi e loro». C’è dunque un “noi” e un “loro”. Non siamo nella Melara degli anni Ottanta. Siamo nella ricca Opicina. I segni delle angherie ci sono tutti. La gang ha spaccato i muretti: staccano i pezzi di intonaco e li usano per il tiro al bersaglio sui balconi. Vero. Le tracce sulle pareti e per terra sono evidenti. Hanno fatto così pure contro le auto in corsa? Chissà, andrà dimostrato. Nel frattempo il giardinetto con i giochi per i bimbi è semidistrutto. Scritte e scarabocchi sui portoni delle abitazioni. Con una firma che si ripete: “Micael”. Forse uno della banda.
«Fanno confusione, sono minacciosi», testimonia una signora anziana. Che, per ovvie ragioni, domanda l’anonimato. «Tempo fa, quando ho protestato per una pallonata, la mamma di uno del gruppetto di zingari mi ha aggredito. Prima spintonandomi e poi tentando di schiaffeggiarmi. Avrei dovuto denunciarla, peccato che non l’ho fatto». Un’altra aggressione, seppur di live entità, sarebbe avvenuta a danno di un bambino, mentre giocava in uno dei tre parchi che si trova nella zona. Anche lui, raccontano alcune mamme, sarebbe stato preso a spintoni da un ragazzo della gang.
Ma il problema è anche il degrado in cui sta lentamente scivolando il posto. Le aiuole sotto le finestre in cui abitano i nomadi sono punteggiate da spazzatura, lattine e cocci di vetro.
Le due famiglie, alle quali spesso si aggiungono parenti e altri membri della comunità, vivono un po’negli appartamenti e un po’ nei camper parcheggiati sotto. Attorno, in strada, appendono vestiti e tappeti. Recentemente, come ricorda più di qualcuno, i nomadi hanno tentato di occupare un alloggio sfitto. Sul portone ora compare un cartello: “Si prega di tenere chiuso il portone, grazie!!!”. Un modo per evitare altre incursioni.
«Siamo in balia di loro», protesta una signora. Sono giovani, avranno dodici o quattordici anni - aggiunge - fanno quello che vogliono. Sono maleducati, ti offendono, rompono tutto e tengono la musica ad alto volume in casa. E sono certa che l’affitto per l’appartamento Ater glielo paga il Comune perché loro dicono di non avere soldi. Ma intanto hanno camper e auto parcheggiati in strada».
Non manca chi si è rivolto all’Ater per domandare controlli e ordine. «Così non si può più andare avanti - racconta uno dei residenti - io l’ho detto chiaro giù agli uffici: se qui continuano a stare gli zingari, io mi rifiuto di pagare l’affitto».
Le lamentele non si contano. C’è chi segnala pure atti vandalici sugli scooter e le auto posteggiate in strada. «A me hanno rigato la Opel - riferisce un’altra residente indicando la sua automobile. Cosa devo fare?». Nessuno sa darsi una vera spiegazione di questa difficile convivenza. «Io so perché - interviene un signore di mezza età che sta al primo piano di un edificio a fianco. Vogliono farci vedere che sono loro i padroni del posto, che dettano legge. Forse è il loro modo di farsi rispettare».
Il caso dei nomadi di Opicina era emerso l’anno scorso durante la campagna elettorale. Era stata la Lega Nord a portarlo a galla, invocando controlli. Ma ora la situazione sembra sfuggita di mano. Sta degenerando. I sassi sulle automobili, lanciati di sera dalla gang, non sono solo un atto vandalico.
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