Heinichen: «Ho paura di essere la vittima di un complotto, ma ora ho un piano...»

L’incubo di Veit Heinichen inizia il 5 gennaio del 2008 con due telefonate anonime. Telefonate a cui si aggiungono lettere con testo battuto al computer e indirizzo scritto a mano: il famoso giallista tedesco viene dipinto come un pericoloso pedofilo. Un 'accusa che si diffonde in tutta la città. Perché il "serial writer" conosce alla perfezione le abitudini dello scrittore: prendono così il via le ricerche. E alcuni sospettati ci sono. Intanto l'autore di Danza macabra è passato al contrattacco: "Ora ho un identikit molto più preciso"

di Maddalena Rebecca
La copertina dell'ultimo libro
La copertina dell'ultimo libro
Ha giocato sulla difensiva per mesi, costretto ad incassare in silenzio i colpi bassi sferrati dal suo scaltro persecutore. Ora però è passato al contrattacco, spiazzando probabilmente con le sue rivelazioni pubbliche il misterioso avversario e riaprendo la partita. Partita che per
ha il sapore di una sfida dall’esito tutt’altro che scontato. Anche perché, svelando l’esistenza del«corvo» e
, il giallista ritiene di aver segnato un punto pesante a proprio favore.


Che tipo di risultato crede di aver ottenuto rompendo il silenzio?

«Abbiamo sottratto all’Ombra la regia del piano. Gli abbiamo rovinato il gioco. E ora aspettiamo la sua prossima mossa».


Non ha paura che gli attacchi diventino ancora più violenti?

«Provare paura? Assolutamente no. Questa soddisfazione non posso dargliela»


Dopo le sue uscite pubbliche, il «corvo» ha mosso qualche nuova pedina?

«Non so se abbia mandato nuove lettere. Sono stato però contattato da persone che ne avevano ricevute in passato e che finora non si erano mai fatte sentire. E questo è un altro risultato importante. Più sappiamo sulle lettere, più informazioni riusciremo ad avere sull’autore»


Negli ultimi giorni si è fatto un’idea più precisa di chi potrebbe nascondersi dietro a quelle missive?

«Ho elaborato un profilo abbastanza chiaro dell’Ombra, specie dopo averne parlato di recente con alcuni criminologi di fama mondiale. Sono convinto che chi scrive sia innanzitutto una persona bisognosa d’affetto - e questo è il suo punto debole. È anche un soggetto che ha problemi con l’autorità e con la figura paterna. Ha poi un lato omosessuale, o quantomeno una tendenza di questo tipo. Lo si capisce da un certo tratto ”morbido” presente nelle lettere. Ed è infine una persona che sa di cosa parla».


In che senso?

«L’Ombra conosce bene il mondo della pedofilia di cui mi accusa di far parte. Lo conosce o perchè ha abusato di bambini o perché è stato lui stesso vittima di violenze. Inoltre è una persona disperata. Una persona che un grosso buco nel suo ego e cerca di riempire questo vuoto con le offese gettate addosso al suo bersaglio. Vuole che qualcun altro subisca ciò che ha subito lui.


Continua a sospettare che il «serial writer» sia solo l’esecutore materiale di un piano orchestrato da altri?

«Più che un sospetto è diventato quasi una convinzione. Chi commette i classici delitti di gelosia, invidia, rancore prima o poi commette un errore. L’Ombra invece di errori non ne compie perché agisce in maniera scientifica e senza una passione particolare nei miei confronti. In pratica esegue un lavoro e, così facendo, cerca di soddisfare le richieste di qualcun altro».


Di chi?

«Di qualcuno che lo premia per l’operazione che sta portando avanti. Il corvo può essere quindi una persona ricattata, corrotta, corruttibile, magari anche solo emotivamente, o anche una persona che viene pagata per agire in questo modo.


Insomma esiste il complotto.

«Più il tempo passa e più tendo ad escludere la pista privata. La mia è una conclusione logica, che deriva dalle conoscenze che ho dell’animo umano. Il maniaco o lo stalker (chi mette in atto molestie attraverso pedinamenti, lettere, telefonate etc. ndr) viene alla fine scoperto perchè è tradito dalle sue emozioni. Qui invece ci troviamo di fronte ad una forma mista di persecuzione: l’autore delle calunnie è sempre lo stesso, ma agisce per conto di altri che lo strumentalizzano».


Il corvo l’accusa di essere scappato da Francoforte dopo aver subito un processo per pedofilia. E qualcuno, maliziosamente, adesso si chiede perché abbia effettivamente lasciato la Germania per venire a Trieste.

«L’ho fatto per realizzare un lavoro trascurato durante gli anni vissuti come imprenditore: il lavoro della scrittura. E per farlo ho scelto Trieste, città che conosco da 30 anni e che si è imposta su altre candidate forti: Parigi, Francoforte, Berlino, Zurigo e Roma. La bellezza e la ricchezza di Trieste hanno vinto su tutto».


Eppure in quest’occasione dai cittadini di Trieste, accanto a tante manifestazioni di solidarietà, le è arrivata anche qualche cattiveria.

«Sì, ma è arrivata da persone da cui non mi aspettavo nulla di diverso. Le parole di Piero Camber sono state un autogol che i cittadini sapranno valutare».


Il sindaco, che sostiene di esser stato anche sul punto di consegnarle il sigillo della città, l’ha invitata a non drammatizzare.

«No comment. Il sindaco deve svolgere il suo dovere e rispondere per quello che fa».


E a chi l’accusa di aver creato questo caso solo per farsi pubblicità cosa risponde?
«Davvero c’è qualcuno che sostiene questo? Che pensiero primitivo. Rispondo solo che non auguro nemmeno al mio peggior nemico di vivere ciò che ho vissuto io».
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