I 60 anni del Bar Paolo, cuore del rione di Ponziana

TRIESTE È stato il primo bar aperto nella zona, dove negli anni ’50 la gente accorreva dalle case con le sedie a guardare in tv “Lascia o raddoppia”, dove fino agli anni ’60 tutte le squadre del Ponziana si ritrovavano, e dove dagli anni ’70 sono passate generazioni intere, che frequentavano le scuole vicine. Il Bar Paolo di via Svevo 36 ha compiuto 60 anni il 21 febbraio, osservatorio privilegiato della storia di un rione, che ha visto cambiare radicalmente nel tempo.
A gestire da sempre l’attività è la famiglia Zuanelli, dietro il bancone sono rimasti fratello e sorella, Tullio e Narcisa, che ogni giorno lavorano ancora con passione ed entusiasmo. Tullio arriva ogni mattina alle 5.30 e non se ne va mai prima delle 19.30. Nel locale fondato dal padre Giovanni, giunto dall’Istria dove prima curava un cinema con bar, nel 1962 viene inserita anche la rivendita di tabacchi. «Non c’era nulla quando siamo arrivati – ricorda Tullio – in pochi avevano l’auto, le strade erano deserte e noi eravamo praticamente l’unica attività della zona, che abbiamo visto crescere e modificarsi nel tempo. Anche lo stesso edificio dove ci troviamo ora, era stato costruito appena un anno prima, nel 1957, tutto attorno poche case e realtà che non ci sono più. Ricordo a pochi metri la fabbrica di vernici o quella di gas compressi, e soprattutto lo scalo legnami, che era aperto. Arrivavano spesso le navi e cercavano qui davanti ragazzi da poter impiegare per qualche ora, per scaricare la merce».
Gli anni ’50 e poi i ’60 sono contraddistinti dai ritrovi di persone che utilizzavano il bar come una succursale di casa. «Quando in tv c’era la trasmissione “Lascia o raddoppia”, arrivavano con due ore di anticipo per trovare posto e spesso si portavano sedie e sgabelli da casa. Poi sono arrivati i jukebox, con le canzoni trasmesse tutto il giorno, i primi flipper e il calcio balilla. Era anche il periodo del Ponziana, che qui aveva il campo di gioco e in quegli anni era una delle squadre dilettanti tra le più forti d’Italia. Da noi passavano allenatori, giocatori, di tutte le età. Anche noi davamo vita a partitelle di calcio tra amici, ogni anno la famosa scapoli contro ammogliati non mancava mai».
Negli anni ’70 in particolare Tullio e la sua famiglia organizzavano con i clienti anche gite in montagna, tanto era l’affiatamento del gruppo di amici. «È l’aspetto che ci manca ora, che si è perso poi nel tempo, in particolare dopo gli anni ’80, il calore umano, le chiacchiere, la gente che si fermava qui per ore. Siamo sempre stati molto legati ai nostri clienti. Pensi – dice mostrando alcune foto – che ogni anno partecipavamo al veglione delle toto ricevitorie e chi organizzava il tavolo più numeroso vinceva un premio. Noi abbiamo vinto spesso proprio per aver portato tanti clienti con noi».
Ma gli anni ’70 sono contraddistinti anche dalla nascita dei grandi istituti scolastici del rione. «Le scuole qui davanti sono state edificate nel 1974. Prima – ricorda Narcisa – c’erano la Casa del Migrante, dove chi voleva andare all’estero si recava per documenti e informazioni, accanto invece c’era una sorta di campo profughi, dove arrivavano persone con tante storie alle spalle, che ogni tanto ci raccontavano. Poi sono arrivati l’asilo, la scuola elementare e le medie, abbiamo visto passare intere generazioni e tanti ragazzini, ormai adulti, entrano e con stupore ci dicono “ma siete sempre voi qui!”».
Dalla porta del suo bar i fratelli hanno anche osservato con meraviglia negli anni ’80 la realizzazione della sopraelevata, una rivoluzione per tutta la città. «Sentivamo le voci di chi la stava costruendo – spiegano – venivano qui da noi operai, geometri, capi del cantiere ed era incredibile vedere giorno dopo giorno l’avanzamento dei lavori».
Tullio ha conservato foto di tutte le epoche, le scorre tra le mani, mentre ricorda, ad esempio, anche il passaggio dell’auto di Papa Wojtyla davanti al suo bar. E ha messo via con cura anche attestati, riconoscimenti, comprese fatture e ricevute di pagamento fin dal primo anno di attività. Carte ingiallite, che hanno attraversato epoche e mutamenti storici, mentre Bar Paolo è rimasto quasi intatto nel tempo.
«Guardando le foto del 1958 – dicono i due fratelli – si può notare che lo spazio è stato sistemato successivamente in altro modo negli arredi, nel 1973 in particolare è stata fatta anche un’ampia ristrutturazione, e avevamo uno spazio molto bello all’aperto, oltre che un parcheggio in passato, anche se, come detto, nei primi anni le auto erano talmente poche che non serviva. La gente si muoveva a piedi e i negozi non c’erano. Ricordo però un barbiere qui vicino, il caffè costava 40 lire e anche il taglio nel salone, così lui e mio padre si scambiavano i favori».
Tullio, 80 anni ad agosto, per ora non molla, così come la sorella Narcisa. «Ogni anno c’è la voglia di mollare – scherzano – ma poi ci passa».
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