I baristi del centro portano il prezzo del caffè a 1 euro

di Giovanni Tomasin
Pare che il prezzo del caffè sia lo specchio della crisi: se così è, l’economia non se la passa tanto bene, visto che molti bar del centro città hanno deciso di alzare il prezzo dell’irrinunciabile tazzina da 90 centesimi a un euro.
La ragione, confermata più o meno da tutti i baristi, è il continuo rincaro della materia prima: «Negli ultimi mesi rifornirsi di caffè è diventato sempre più oneroso - spiega Paolo Bisio del Caffè del Teatro -. A settembre il pacco da un chilo è passato da 19 a 21 euro, e a giugno aumenterà ancora a 22». Da qui la decisione presa di concerto da molti baristi di Corso Italia e dintorni. Bisio sta ancora riflettendo se unirsi o no all’iniziativa: «Se vedo che tutti alzano prezzo lo farò anch’io - afferma -. Anche perché oltre al caffè bisogna considerare l’aumento del prezzo di beni basilari come lo zucchero e il latte».
Al caffè Garibaldi non ci sono titubanze: «Dal primo giugno il caffè costerà un euro anche da noi - spiegano al bacone -, fino a ora era a 90 centesimi. Altri bar vicini lo vendevano già a un euro, così abbiamo deciso di uniformarci tutti, perché non ha senso avere differenze di prezzo nel giro di cento metri».
Anche Kristian Assi, cotitolare dello Zenzero in via Garibaldi, è sulla stessa linea: «Volevo farlo già prima - dice -, perché si fa fatica a stare dietro agli aumenti del caffè al chilo. Mi sembra giusto che lo facciano anche gli altri, il prezzo dovrebbe essere unitario per tutti».
I locali collocati in aree più periferiche, però, devono fare più attenzione a non inimicarsi il cliente: per questo basta allontanarsi un po’ dalla zona fra corso Italia e corso Verdi e per scoprire posti in cui si può assumere la dose quotidiana di caffeina allo stesso prezzo di qualche anno fa: «Io lo vendo ancora a 80 centesimi - spiega una signora che preferisce non essere citata -. So che altri bar hanno deciso di passare a un euro e li capisco, perché il caffè costa sempre di più. Alla fin fine alzerò anch’io il prezzo, anche se non posso saltare da 80 cent a un euro. Probabilmente mi fermerò a 90 centesimi».
È incerta sul da farsi anche la titolare del Caffè Trieste, davanti al Tribunale: «Per ora resto a 90 centesimi - spiega -, in futuro vedrò se passare anch’io a un euro». Chi invece non ha dubbi è Ciccio, il barista originario di Hong Kong che ormai è diventato una vera e propria istituzione goriziana: «Il caffè nel mio locale costa 90 centesimi, con panna fresca - dice -, e continuerà a costare così. Questi sono tempi di crisi e non me la sento di dare un colpo alla mia clientela. Magari guadagnerò un po’ meno, ma questo è il rapporto che mi piace avere con chi frequenta il mio bar». Roberto Gajer dell’Ascom goriziana commenta così l’iniziativa dei baristi del centro: «Si sono incontrati e tutti assieme hanno deciso di concordare un prezzo unitario - dice -. Evitano così che ci siano disparità di costo nella stessa zona. In fondo, la tazzina di caffè segue sempre il prezzo del giornale».
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Un’altro episodio di furto allo Ial di Gorizia in via Diaz. Nella notte fra martedì e mercoledì dei ladri si sono intrufolati all’interno dell’istituto e hanno trafugato due computer: «Purtroppo è molto facile entrare in quella scuola - spiegano i carabinieri -, basta forza una porta con un maniglione antipanico con un cacciavite e si è dentro».
Una volta entrati i malviventi hanno forzato anche la porta della segreteria e da lì hanno rubato i computer. Si tratta del secondo caso di furto allo Ial nel giro di pochi mesi: anche la volta scorsa a rimetterci furono le risorse informatiche dello Ial, e altri computer furono rubati. «L’edificio avrebbe bisogno di qualche impianto anti intrusione - spiegano i militari dell’Arma - per impedire che questi episodi si ripetano». Pur non essendo il più classico obiettivo di un raid ladresco, perché non contiene cassaforti, denaro o preziosi di alcun tipo, evidentemente la scuola ha catalizzato le attenzioni di qualche ladro poco schizzinoso ed appassionato di informatica.
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