I diciottenni snobbano la patente E all’autoscuola si va più tardi

La patente non è più il sogno dei diciottenni triestini. Un fenomeno diffuso che nella nostra città si avverte più che altrove. La patente per intere generazioni ha segnato il passaggio alla maturità, l’indipendenza, l’inizio di un’avventura alla scoperta del mondo. Non è più così. «Rispetto a dieci anni fa, quando il 98 per cento dei diciottenni si presentava sulla porta di una scuola guida, magari non superando subito l’esame ma almeno iniziando un percorso, oggi a Trieste ad iniziare il corso per conseguire la patente B è circa il 50% dei diciottenni residenti», conferma Paolo Crozzoli, presidente regionale di Confarca, la Confederazione delle autoscuole riunite e dei consulenti automobilistici, nonché titolare dell’Accademia di Guida.
Fino a un decennio fa i ragazzi a 14 anni conquistavano il motorino, a 16 facevano la patente A e a 18 entusiasti si cimentavano con il foglio rosa per arrivare poi alla patente. «Oggi arrivano in scuola guida a 20, 21, 22, anche 25 anni, poco motivati, spesso invogliati dai genitori - testimonia Crozzoli -. Fanno il corso e l’esame perché devono, non perché vogliono». Svogliatezza a parte, cosa ha determinato in città un simile cambiamento? «A Trieste ormai il divertimento si è concentrato in centro, il sistema di trasporto pubblico è eccellente, capillare e la scoperta del mondo avviene anche attraverso internet come le amicizie che si stringono e si mantengono sui social», valuta Crozzoli. Anni fa effettivamente per trovare locali un po’ diversi, di tendenza, per ballare i ragazzi dovevano mettersi alla guida di un’automobile e spingersi a chilometri dal centro città. Oggi i locali più alla moda sono in pieno centro, la movida è a portata di mano. E per raggiungere la compagnia basta al massimo farsi un paio di fermate di autobus. «Da anni siamo impegnati in iniziative di “guida sicura” - valuta il presidente Confarca - dove ribadiamo che bisogna fare una scelta tra alcol e guida, che le due cose non vanno a braccetto». «Ebbene - constata Crozzoli - i ragazzi a quanto pare hanno scelto l’alcol, la libertà di bere senza avere problemi di responsabilità».
I titolari di autoscuole a Trieste raccontano di ragazzi più fragili, meno determinati, talvolta accompagnati dalle mamme a fare lezione. Una volta, di lezioni di guida, soprattutto per i maschi, ne bastavano poche. Appena conquistato il foglio rosa ci si affidava al padre, al nonno o al fratello maggiore per fare le prime guide sulle strade meno trafficate, nello spiazzo a fianco dell’ex Grandi Motori, sul Canale Navigabile o in Riva Traiana dove si potevano tentare una retromarcia o un parcheggio mille volte senza dare fastidio a nessuno. Oggi le famiglie, per una questione di tempo e capacità, raramente investono ore ad impartire piccole lezioni di guida e gli adolescenti arrivano in autoscuola totalmente digiuni da ogni nozione su divieti, precedenze, marce. «Dalla ridotta percentuale di iscritti diciottenni - valuta Walter Bizjak che gestisce l’omonima autoscuola e che impartisce lezioni di guida dal 1969 - deduco non vi sia più la necessità di mobilità di un tempo». «Per chi non è giovanissimo - continua - avere la patente e poi la macchina significava poter raggiungere gli amici, portare in giro la ragazza e avere anche una certa libertà sentimentale». Oggi i social network sostituiscono l’andare al bar o in piazza. «L’automobile era per molti la prima alcova, dove isolarsi con la propria fidanzata, magari a Conconello davanti a un bel panorama e scambiarsi le prime effusioni. Oggi i ragazzi hanno la libertà di stare da soli direttamente a casa», sostiene Bizjak. Una società cambiata, una Trieste più a misura di giovani, ragazzi con sogni diversi da quelli di precedenti generazioni sono dunque tra i fattori alla base di una simile riduzione dei diciottenni iscritti alle autoscuole. «Va considerata anche la questione economica delle famiglie - sostengono i titolari della autoscuole -: le difficoltà che li impegnano ogni giorno possono impedire a molti di regalare la patente ai figli e di mantenere un’automobile. In passato a 18 anni molti già lavoravano o comunque facevano qualche lavoretto d’estate che contribuiva ad affrontare anche questa spesa». Per un motivo o per l’altro oggi molti diciottenni preferiscono rimandare l’appuntamento con la scuola guida e poi con il tempo taluni si abituano. «Le autoscuole sono frequentate da persone di età più matura rispetto a una volta», spiega Bizjak. E se da un lato i diciottenni non popolano più le autoscuole, dall’altro ad aumentare ci sono invece i neopatentati stranieri: molti dell’Est Europa, indiani, pakistani, persone arrivate da paesi africani, cinesi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo