I fratelli Cossàr custodi di tradizione e storia goriziana

PUNTI DI VISTA
Nel 1934 Ranieri Mario Cossàr pubblicava “Gorizia d’altri tempi”: da gennaio a dicembre le usanze in città all’epoca sua, della mamma e della nonna cent’anni prima, per «ricordare ai giovani le vecchie usanze e costumanze goriziane, che noi vediamo di anno in anno scomparire».
Così per Ognissanti: «la sera del primo novembre i nostri vecchi, dopo aver avuto per cena l’insalata invidia condita col lardo soffritto e le castagne (balòtis) lessate, si mettevano a pregare il Santo Rosario e il Deprofundis davanti l’immagine della Madonna di Monte Santo. Sul canterano ardeva in un bicchiere un lumicino (luminùt), in suffragio delle anime dei trapassati. Terminate le preghiere, tutti prendevano posto dietro al focolare per rammentare i poveri defunti, tra un gotto e l’altro del fermentante vino novo. Il cigolio della legna verde, che bruciava con fiamma incerta, veniva talvolta ad interrompere il filo del racconto dell’anziano di casa, che narrava ai figli, ai nepoti e ai prenepoti i fasti e i nefasti dei lontani antenati».
«Le ore passavano senza accorgersene, mentre il vino andava scemando a sbalzi nei boccali di terracotta. Più d’uno pensava tra sé e sé: Cui che ’l mur il mond al lassa, Cui che ’l viv a si la passa! (Chi muore il mondo lascia, chi vive se la passa! ). In quella notte tutte le secchie di casa dovevano essere riempite d’acqua, perché tra le ventiquattro e l’una i trapassati potessero lavarsi e mondarsi dai loro peccati. L’indomani, chi per primo s’alzava, bisognava che andasse tosto a vuotare le secchie, versandovi l’acqua dalla finestra».
Giovanni Cossàr fu il primo direttore del Museo di palazzo Attems Petzenstein inaugurato nel 1924 e fondamentale fu il suo contributo per la ricostruzione del maniero dei Conti di Gorizia, subentrato nel 1927 dopo il decesso dal fratello Ranieri Mario, sovrintendente alla ricostruzione del Castello inaugurato nel 1938 dal Duca d’Aosta Amedeo di Savoia.
Giovanni si chiamava anche l’ultimo discendente dei fratelli Cossàr, scomparso nell’ottobre di quest’anno. Medico chirurgo, persona affabile, cacciatore, erede delle raccolte della famiglia e collezionista a sua volta, custode dell’inestimabile archivio di oggetti, carte, libri e dipinti che negli anni hanno riempito i tre piani della sua casa di via Carducci. Un patrimonio della storia di Gorizia la cui destinazione non può che essere i Musei provinciali, in memoria di Giovanni Cossàr... . –
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