I masegni del porto donati al Comune di Trieste

TRIESTE Un altro dono, nel giro di sei mesi, dell’Autorità portuale al Comune. Un dono a base di masegni destinati a pavimentare le sponde del Canal Grande, tra le Rive e via San Spiridione.La giunta comunale ne ha preso gioiosamente atto: infatti ha approvato ieri pomeriggio la delibera della convenzione con la quale l'Autorità portuale di Trieste cede gratuitamente al Comune circa 3.650 metri quadrati di lastre in masegno, che potranno così essere utilizzate e reimpiegate in ambito urbano. I materiali sono stoccati nel terrapieno di Barcola.
Secondo quanto comunica una nota dell’amministrazione comunale, gli storici masegni, testimonianza della floridezza del porto e della città, sono stati raccolti e conservati dall'Autorità Portuale di Trieste nel corso di diversi interventi di demolizione e manutenzione, eseguiti negli anni scorsi in ambito portuale, e appartengono a quelle pavimentazioni in materiale lapideo già presenti in numerosi edifici ed aree scoperte del porto.
«Grazie a questa sinergica e positiva convezione tra Comune e Autorità portuale -ha spiegato l'assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto- sarà così possibile impiegare e valorizzare i masegni donati nella riqualificazione e ripavimentazione delle vie e delle piazze del centro storico della città, in particolare per le sponde del canale di Ponterosso, dalle Rive alla via San Spiridione, in un attento percorso fatto di legami storico culturali, con suggestivi riferimenti tra passato, presente e futuro».
Autorizzato dalla Soprintendenza delle belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia l'intervento di riqualificazione delle sponde del canale di Ponterosso con il recupero dell'antico masegno, dalle Rive alla via San Spiridione, prevede una spesa complessiva di euro 1 milione e 116 mila euro, finanziata con contributo statale Prusst (programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio).
Analoga operazione amministrativa era stata definita alla fine di giugno tra Autorità e Comune: allora i blocchi di arenaria ammontavano a 1200 metri quadrati - un terzo dell’ultimo stock - e hanno consentito di coprire un terzo della superficie di Ponterosso. Il reimpiego dei masegni permette di integrare la cava superstite, la muggesana Renice.
Riproduzione riservata © Il Piccolo