«I migranti sono risorse ma non vengono sfruttate»

«C’è una differenza abbastanza netta fra l’esperienza di accoglienza goriziana e le altre, in particolare quelle dell’udinese. In quell’area, da subito, si è cercato di “tenere impegnati” i richiedenti-asilo, per tanti motivi: per una restituzione alla comunità locale accogliente e per realizzare qualcosa a favore della collettività. Qui a Gorizia il problema è che si è fatta, fino ad oggi, fatica nel trovare un interlocutore in un’associazione che ci consentisse di svolgere attività effettivamente esterne alle nostre, in forma regolare. Ora andremo, per esempio, a fare lavori di sfalcio e pulizia di alcune aree con l’accompagnamento di volontari e il supporto dei nostri operatori professionali. Sostanzialmente, però, la giornata di tutte queste persone è una giornata di... noia».
Mauro Perissini è il “signor accoglienza” di Gorizia. Il presidente del consorzio di cooperative “Il Mosaico” che gestisce il Nazareno e i container ereditati da Medici senza frontiere ha affidato a “Voce Isontina”, il settimanale della Diocesi isontina, importanti riflessioni su quella che definisce «non programmazione» del fenomeno migratorio in città.
Il succo del ragionamento è di una semplicità disarmante: se ci sono tanti immigrati che passano il tempo seduti nei parchi cittadini o a passeggiare per le vie del centro, la causa è da ricercarsi nel fatto che non si sono individuate forme di lavoro per tenerli impegnati.
«Oltre a svolgere le loro pratiche burocratiche - annota Perissini -, i migranti non hanno poi molto da fare. Anche i corsi di italiano al “Nazareno” ci sono, ma non possono essere seguiti da tutti contemporaneamente: vengono svolti prevedendo la partecipazione di poche persone per volta».
Morale della favola? I richiedenti-asilo, che potrebbero essere una risorsa, non vengono “utilizzati”, impegnati.
«Si continua a vivere sostanzialmente - spiega Perissini a “Voce isontina” - in una dimensione di non programmazione del fenomeno migratorio, anche se è una considerazione, questa, a carattere nazionale. Manca un pensiero compiuto sul fenomeno delle migrazioni, non è governato: noi cerchiamo di gestirlo. Diciamo che, oggi, i meccanismi di gestione dell’emergenza sono abbastanza rodati, funzionano. Le persone vengono prese in carico, fanno i loro percorsi, però il tema è più vasto. Il nostro Paese cosa vuole fare rispetto alle politiche di accoglienza? Quanti e come? E quelli che non ci stanno, dove? Queste - conclude Perissini - sono le domande che restano ancora da affrontare».
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