I minatori sloveni vincono la battaglia

TRIESTE. Duri, uniti e convinti dei propri diritti, i minatori di Trbovlje-Hrastnik dopo tre giorni passati sotto terra a quota -220 hanno vinto. Governo e proprietà hanno fornito impegni concreti e quindi, nel tardo pomeriggio di ieri, i 130 asserragliati nel cuore della miniera sono usciti.
Lo hanno fatto in gruppo dispiegando a mo’ di manifesto una grande bandiera della Slovenia nel momento in cui hanno reincontrato la luce. Ed è stato il trionfo. Accolti dalle strette di mano dei 70 colleghi rimasti da fare base logistica all’esterno della miniera sono poi affogati nell’abbraccio dei propri familiari tra lacrime, applausi, risate ed euforici “evviva!” nel nome di una vittoria storica dei lavoratori sloveni.
Convincerli ad uscire non è stato facile. Loro erano pronti a portare avanti la propria battaglia fino all’ultimo respiro. Prima il direttore della miniera, Bojan Jelen ha portato agli scioperanti le prove degli impegni presi dall’esecutivo, ma ai minatori a quota -220 non è bastato. Hanno voluto altresì un impegno scritto da parte del primo ministro in persona. E la Bratušek ha risposto a stretto “giro di posta” garantendo tutte le richieste degli scioperanti.
Nel documento si legge, tra l’altro, che lo Stato in qualità di proprietario della miniera di Trbovlje-Hrastnik si impegna a garantire un percorso “guidato” verso la chiusura dell’impianto minerario assicurando gli stipendi ai minatori per l’anno in corso e per tutto il 2015.
«I minatori hanno ottenuto il rispetto dei loro diritti - ha dichiarato Bratušek a Rtv Slovenija - ed è triste che abbiano dovuto fare una simile protesta per questo. Già lavorare in miniera è durissimo, figurarsi poi restare nelle viscere della terra per tre giorni». «Troveremo a breve anche soluzioni concrete per il ricollocamento dei lavoratori dopo la chiusura della miniera - ha proseguito la premier - penso alle richieste di mano d’opera che giungono dalle Ferrovie slovene o comunque in altre aziende controllate dallo Stato e questo l’ho già detto ai minatori quando li ho incontrati a quota -220». «Ora - ha concluso Bratušek - voglio incontrare i lavoratori fuori dalla miniera».
Ma vediamo che cosa sono riusciti con la loro tenacia, la loro unità e la loro ostinazione a portare a casa i minatori.
Innanzitutto la garanzia di ricevere lo stipendio di febbraio. La chiusura della miniera slitta dal dicembre 2015 al dicembre 2018. Poi la decisione della commissione parlamentare per le Infrastrutture di portare a 9 milioni di euro la spesa prevista per la chiusura pilotata della miniera (più 4 milioni). E ancora, la garanzia del pagamento delle buoneuscite agli 11 lavoratori che hanno perso il lavoro nel dicembre scorso e sono ora iscritti nelle liste di collocamento (somma pari a 240mila euro).
Le paghe di marzo sarebbero garantite dagli introiti della vendita dei beni immobili della società consorella Spekter anche se i minatori restano molto scettici su questo punto in quanto le procedure per tale operazione non sono ancora state avviate. Come spiega puntualmente il presidente del Comitato di sciopero Anton Lisec, i minatori desiderano risposte chiare agli interrogativi di come sarà gestita la maniera d’ora in avanti, come sarà garantito il denaro per il pagamento dei salari per i prossimi mesi, dove la direzione troverà le somme necessarie per il pagamento delle indennità di licenziamento ai 135 lavoratori in esubero quest’anno e a quelli dei prossimi anni, quali sono le possibilità per ottenere un prepensionamento oppure un ricollocamento in altre attività.
C’è, dunque, ancora molto da trattare e da chiarire. Loro non ci mettono niente a ritornare a quota -220. Per ora si godono la vittoria brindando con la birra messa a disposizione dal birrificio Laško. Fiumi di birra «perché là sotto - spiega uno dei “resuscitati” - ti viene una sete boia».
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