I Musei “provinciali”, Gorizia (quasi) unica in Italia

Trieste ha musei civici, Udine ha musei civici, Pordenone ha musei civici.
I musei di Gorizia, invece, non sono del Comune bensì provinciali con ciò rappresentando una particolarità nel panorama della regione. Anche in Italia, tuttavia, non sono certo molte le realtà a non avere musei civici.
Ma perché Gorizia non ha musei comunali? L’abbiamo chiesto a Marino De Grassi, assessore provinciale alla Cultura dall’80 all’88, che più volte si è occupato della storia dei Musei, l’ultima in occasione di un incontro organizzato all’Ugg dal Comitato Gopolis per discutere sul futuro di uno dei nostri “tesori”. «I Musei provinciali nascono con la riforma costituzionale dell’Impero d’Austria che ha creato, nel 1861, le Provincie. Più nel dettaglio, nascono una decina di giorni dopo la costituzione della Dieta Provinciale goriziana e della sua giunta esecutiva. La Contea di Gorizia era all’epoca parte di un Kronland che si chiamava Künsterland (Litorale) e che comprendeva pure il Margraviato d’Istria e il Territorio di Trieste (Città Immediata dell’Impero, in quanto suo porto principale). Nella struttura stabilita dalla riorganizzazione dei territori dell’Impero asburgico, la Provincia durò fino al 1923 quando il governo italiano ne decretò la soppressione. Venne poi ricostituita nel 1927 con alcune riduzioni territoriali ma a causa delle vicende legate al secondo conflitto mondiale ebbe a subire ancora un pesante ridimensionamento per quanto riguarda l’ampiezza del territorio. Ma a seguito di quella, per così dire, “primogenitura” non sarebbe stato opportuno cambiare la “provincialità” dei “Musei” anche perché la Provincia, per la loro gestione, poteva godere di risorse economiche notevoli. Di più: negli anni, i Musei provinciali si sono arricchiti di alcune raccolte civiche». Il carattere “provinciale” e non “comunale” dei Musei si lega quindi indissolubilmente alla storia di Gorizia e rappresenta un caso tutto sommato raro, come detto, non solo nel panorama regionale ma anche nel panorama italiano. Musei provinciali sono quelli di Bolzano e Trento, che, tuttavia, rimarranno tali in quanto le provincie di Trento e Bolzano non saranno abolite. Altri Musei provinciali, ad esempio, sono soprattutto al Sud, secondo una tradizione borbonica, come nel caso di Salerno, Foggia, Bari e Lecce. Ma, tornando ai Musei “nostri”, vediamo in cosa consistono. «Nella pinacoteca, nel Museo della Grande guerra, nel Museo della Moda e della Arti Applicate, nel Museo di Storia e Arte, nell’Archivio storico provinciale, nella biblioteca» afferma De Grassi che non ha alcun dubbio, su quale sia la loro sezione più importante: «L’archivio storico provinciale, con i suoi documenti anche risalenti al Medioevo per arrivare soprattutto all’età moderna, ha un’importanza imparagonabile rispetto alle altre sezioni; è semplicemente fondamentale per comprendere il passato del nostro territorio e in particolare della città». L’archivio ha sede a Palazzo Alvarez (in via Diaz), al pari della biblioteca. Ma i Musei provinciali si estendono anche a Palazzo Attems-Petzenstein (certo la loro sede principale), in Borgo Castello e nella Galleria Spazzapan (di Gradisca). (a.p.)
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