I paladini della dieta veg trasformata in stile di vita
Le ragioni di chi ha bandito carne, abiti in pelle e auto inquinanti

Silvano Trieste 09/06/2017 Giardino Tergesteo, Linda
Incomprensibili, lunari e a volte persino irritanti. Così appaiono a molti amanti della carne e del pesce le motivazioni delle scelte alimentari - che poi sono anche scelte di vita - di vegetariani e vegani. Se però a quel mondo ci si avvicina senza pregiudizi e con una sincera voglia di scoprire cose nuove, allora si possono fare anche scoperte interessanti. Basta trascorrere un paio d’ore in compagnia di quattro attivisti vegani, sorseggiando con loro una centrifuga in un pomeriggio di inizio estate, per vedere la cosa da una prospettiva diversa.
A guidarci alla scoperta del pianeta veg sono Linda, Giovanna, Cristian e Patrizia, amici da una vita che formano un gruppo ben affiatato. Scovarli è stato facilissimo: una breve ricerca sui social network, una mail e nel giro di un pomeriggio è tutto organizzato. L’appuntamento è al Giardino Tergesteo, un locale vegetariano e vegano in piazza Verdi e l’aria che si respira è proprio quella spensierata delle vacanze estive. La chiacchierata parte subito dall’immancabile domanda: «Perché siete diventati vegani?». La prima a rispondere è Linda, la più giovane, studentessa di Scienze ambientali e decisamente loquace: «Ha compiuto questo passo dopo aver letto un libricino di Margherita Hack dal titolo “Perché sono vegetariana”, in cui l’astrofisica raccontava la sua scelta da un punto di vista sia personale sia scientifico». Linda prosegue tenendo in mano proprio quel libro dell’astrofisca, stretto tra le mani con un gesto che ha un che di tenero. «Da quel momento ho continuato ad informarmi e documentarmi fino a quando ho deciso di fare un ulteriore passo e diventare vegana. Sono mossa da ragioni etiche: non voglio provocare dolore, sfruttamento o la morte di animali».
Ma quali sono le differenza tra vegetariani e vegani? In sintesi, entrambi hanno eliminato carne e pesce ma i vegani hanno fatto un salto ulteriore, seguendo una dieta rigorosamente vegetale, che ha escluso cioè qualsiasi alimento di origine animale, tra cui latte, formaggi, uova e miele (anche se su quest’ultimo c’è un dibattito). Anche per Cristian, 38 anni, laurea in Tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, la scelta vegetariana ha fatto da ponte per quella vegana. «All’inizio consideravo principalmente l’aspetto ambientale - spiega -, avevo già abbandonato l’uso dell’automobile e di tutto ciò che aveva un motore a scoppio. Continuando ad informarmi avevo scoperto che la produzione di carne e gli allevamenti intensivi sono uno dei fattori che incidono maggiormente sull’inquinamento del nostro pianeta. Poi, - prosegue Cristian che è anche il fondatore dell’associazione MujaVeg, che tra le varie attività l’anno scorso ha organizzato a Muggia il primo festival vegano tra conferenze, spettacoli e buffet - è subentrata la motivazione etica. Ho iniziato a farmi un’idea sui diritti degli animali e quindi ho tolto il pesce, poi a caduta anche il resto».
Naturalmente i vegani sono un gruppo eterogeneo: c’è chi lo fa per moda e, mi spiegano i quattro amici, spesso torna indietro; chi per motivi salutistici; chi vive questa scelt in maniera assolutamente privata. Ma per chi lo fa spinto da ragioni etiche, essere vegani è in definitiva uno stile di vita che finisce per coinvolgere anche altri ambiti come ad esempio l’abbigliamento: ovviamente niente pellicce, pelle, piume d’oca, lana o seta.
La domanda radicale che si sono posti ad un certo punto della loro vita è: «Perché mangiamo carne?». Da lì, a caduta, si sono poi innescati altri quesiti: come la produciamo, da dove proviene, e così via. «Quando inizi a conoscere la realtà degli allevamenti intensivi anche attraverso immagini vivide e cruenti ti senti profondamente scosso, o almeno così è successo a me: mi sono scontrata con una realtà che sette anni fa, quando sono diventata prima vegetariana e poi vegana, non immaginavo. Probabilmente, - continua Patrizia, informatica e presidente dell’associazione culturale Naica (acronimo per Natura animali individui cultura arte) la cui iniziativa più importante è stata una rassegna di documentari che in due anni ha portato 30 proiezioni e altrettante conferenze - è una questione di sensibilità e di empatia con gli animali di cui si ridefinisce il posizionamento e la funzione, mettendone in discussione l’utilizzo e non riconoscendoli più come cibo. Ma prima di tutto - conclude - per me si tratta di un atto di responsabilità».
Il cibo però, si sa, è un fattore anche sociale e relazionale. «La mia famiglia mi ha capito - commenta Giovanna, 34 anni, laureata in Scienze del servizio sociale -. Abbiamo discusso delle mie scelte e ho avuto il loro supporto, soprattutto da parte di mio padre. Anche tra gli amici ci sono stati quelli che hanno capito e magari si sono incuriositi. Nonostante il supporto e la comprensione che ho avuto, all’inizio ti senti solo, capita che ti diano dell’estremista, poi con il tempo impari a lasciar correre».
Alcuni hanno proprio cambiato il giro di amicizie. Non si tratta però di auto-esilio, sottolineano i quattro amici, ma di andare in cerca di lidi più ospitali, senza l’obbligo di giustificare a ogni pasto condiviso i propri stili di vita. In ogni caso negli ultimi anni la sensibilità verso queste tematiche è cresciuta, complice forse un’attenzione sempre più ossessiva per la nostra salute.
Secondo quanto afferma l’Eurispes la dieta priva di carne è seguita attualmente dal 7,6% della popolazione: in particolare il 4,6% degli intervistati si è dichiarato vegetariano (-2,5% rispetto al 2016) mentre i vegani giungono al 3% (erano l’1% nel 2016). In generale, sempre più spesso si controlla l’etichetta e la provenienza degli alimenti (75,4%). Il mercato strizza l’occhio e si adegua alle nuove tendenze: nascono nuovi ristoranti vegetariani e vegani, nei bar si moltiplicano i cornetti vegani o il macchiato con latte di soia, proliferano blogger e youtuber. In qualsiasi supermercato si trovano prodotti vegani. Ha scritto Jonathan Safran Foer nel suo saggio “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?”: «È una di quelle tematiche che provoca spesso reazioni aggressive o di difesa. È un argomento spinoso, frustrante e di grande risonanza. Ogni domanda ne suscita un’altra ed è facile trovarsi a difendere una posizione molto più estremista di quanto si creda».
2. - continua
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