I peggiori tifosi? Ormai sono proprio i genitori Rissa sugli spalti durante la partita di under 12

«Cari genitori, ricordate che l’allenatore ha il compito di allenare, l’arbitro di arbitrare, il ragazzo di giocare, mentre il vostro è solamente quello di assistere alla partita e incitare la squadra tifata». Sono queste le parole apparse di recente su alcuni cartelloni posti all’entrata degli spalti di alcuni campi da calcio in regione: uno dei rimedi più simpatici, ma drastici per far riflettere i genitori.
Il segreto del successo sportivo sta forse più nella libertà lasciata a figli ed allenatori, libertà che pare negata su molti campi sportivi italiani. Genitori che si intromettono nelle scelte dei tecnici, dando il loro parere, alcune volte anche in maniera inappropriata, sui moduli di gioco, sul ruolo dove il figlio può dare il massimo e sul tempo che il figlio dovrebbe giocare al posto di altri, considerati più scarsi.
Questo atteggiamento nella maggior parte dei casi sembra mettere in discussione il metodo di insegnamento dei vari allenatori, portando così allo sfinimento questi ultimi.
Roberto Moretti è un allenatore del Gradisca calcio, nota squadra della regione Friuli Venezia Giulia. L’undici gennaio del 2017 è arrivato addirittura a dimettersi dalla squadra per queste continue intromissioni e discussioni da parte dei genitori degli atleti.
Il solo risultato di queste ingerenze è minare l’autorità del tecnico davanti agli atleti, che sono soltanto ragazzini che ancora giocano – o dovrebbero giocare – con l’unico scopo di divertirsi, dove il risultato finale non conta molto.
Tra i genitori, quelli più irrequieti, si trovano spesso protagonisti di spiacevoli vicende, dove scappa una parolina di troppo, che fa scoppiare anche risse tra genitori avversari, come è avvenuto ad esempio sul campo sportivo di San Vito al Torre, un comune in provincia di Udine, sede di numerose gare interne di alcune squadre del settore giovanile dell’Udinese. Lo scorso 25 settembre l’under 12 era impegnata in quella che avrebbe dovuta essere una gara amichevole con l’Ancona. Tutto è nato dalla solita diatriba tra il pubblico, con il tifo che porta chiunque a voler guardare al proprio orticello. Dalle parole, però, si è passati ai fatti, con il padre di un ragazzo dell’Udinese che ha sferrato un colpo al viso del genitore di un ragazzo dell’Ancona, facendolo così cadere a terra.
La partita poi era stata sospesa e sul posti erano intervenuti anche i Carabinieri, la cala si era ristabilita però grazie all’intervento di altri genitori.
Una pagina da dimenticare, di quelle che non si vorrebbero leggere mai. Soprattutto se a doverla vedere sono ragazzini che hanno da poco compiuto 11 anni e il cui unico obiettivo è rincorrere un pallone.
In molti definiscono questo comportamento da parte dei genitori un problema riguardante loro in prima persona: una mancanza di successo o soddisfazioni nella loro carriera sportiva che li porta a sfogare il loro stress sulla carriera sportiva dei loro figli.
Una tendenza, questa dei genitori, che è controproducente: « Mentre ti diverti a giocare a calcio e giri la testa verso la tribuna e vedi i tuoi genitori e quelli dei tuoi compagni che litigano con quelli degli avversari fa male – racconta un ragazzo –, facendoti anche preoccupare, buttandoti giù di morale, non facendoti concentrare al massimo sulla gara». —
Simone Trevisan
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