I presnitz dal gusto irresistibile decantati dal golosissimo Joyce

Legata a doppio filo allo scrittore, la storica pasticceria è citata in tutte le pubblicazioni su Trieste 

l’intervento

renzo s. crivelli

Intorno al 1911 Joyce visse, come inquilino del farmacista Picciòla, in via Oriani, angolo via della Barriera Vecchia. Rimase in quella casa due anni, in condizioni economiche disastrose, e se ne dovette andare in seguito ad uno sfratto bello e buono. Ma di quel periodo, come sappiamo da alcune lettere, conservò almeno un bel ricordo di tipo…gastronomico. Proprio di fronte alla casa, in cui abitava al secondo piano, c’era un locale rinomatissimo tra i buongustai triestini: la Pasticceria Pirona. Situata in via della Barriera Vecchia 21 (oggi Largo Barriera 12), Pirona aveva annesso un laboratorio di primissimo livello, capace di sfornare leccornie incredibili, ed era famosa per il presnitz e per le paste-crema. Al tempo, aveva anche un piccolo dehor con qualche tavolino all’aperto, e accoglieva una valanga di appassionati divoratori di glucosio, che spesso se ne stavano all’interno, in piedi, appoggiati al bellissimo bancone Liberty, con in mano un dolce e sul banco un calice di vino rosé Opollo di Lissa, adattissimo per “rinforzare” il gusto dei pasticcini.

La Pirona aveva anche una sua particolare consuetudine, con cui blandiva i clienti più affezionati: esponeva un cartello con gli orari in cui sfornava le paste-crema: una proposta raffinatissima, decisamente irresistibile. Dalla casa di Joyce alla pasticceria c’erano in linea d’aria poche decine di metri, e il resto lo faceva la golosità dello scrittore. E la cosa gli piaceva a tal punto che nelle sue lettere non si dimenticava certo di lodare questo “posto celestiale”. Un connubio destinato a durare nel tempo, questo, tant’è che a distanza di più di 100 anni gli appassionati joyciani sanno ben riconoscere il luogo, attratti dalla medesima promessa degustativa.

Aperta nel 1900 da Alberto Pirona, la pasticceria era anche frequentata da Alessandro Francini Bruni, collega toscano di Joyce alla locale Berlitz School, che ne tesseva volentieri le lodi agli amici e agli allievi. Francini era amico di Alberto, e fu così che ebbe l’opportunità di presentargli lo scrittore, insegnante di lingua inglese alla scuola. Ne nacque un’amicizia… gastronomica interessante, durata sino alla partenza di Joyce per Parigi, nel 1920. Ed è un fatto che Joyce, volente o nolente, diventasse un formidabile sponsor di Pirona nel mondo. Che gli piacessero le paste-crema era ovvio, ma non disdegnava certo anche il presnitz di Alessandro, tra i migliori di Trieste. Tant’è che in una lettera a Nora del 1909, scritta durante un breve soggiorno in Irlanda, che contiene l’elenco dei cibi triestini che più gli mancano, oltre a vari piatti tradizionali come i capuzzi garbi, accenna a due significative dolcezze: i torroni e il presnitz.

Nella sua lunga e fortunata storia, la Pasticceria Pirona è finita su tutte le pubblicazioni turistiche di Trieste e del mondo, anche per via dell’abbinamento con Joyce. Fino a quando, in mano da molto tempo alla famiglia De Marchi, ha chiuso i battenti per varie ragioni. Non vale la pena di attardarsi sulle vicende che sono susseguite alla cessazione della sua attività, subito giudicata dai triestini, e non solo dai joyciani, una vera iattura. Ma la cosa più entusiasmante da sottolineare è che alla notizia della sua chiusura un vasto gruppo di cittadini è insorto, ritenendo che fosse un elemento importante del patrimonio artistico e che andasse preservata. Ne risultò una vera gara per la sua riapertura. Ed ecco che, sotto la spinta dell’opinione pubblica, è stato possibile trovare la famiglia Viezzoli disposta a raccogliere il testimone. Acquistati gli arredi dalla Fondazione Cassa di Risparmio (che li aveva rilevati su suggerimento dell’ex rettore Francesco Peroni), e dopo un tempestivo vincolo posto dalla Sovrintendenza, sorse subito un combattivo comitato volto alla sua tutela. Capitanato da Giulio Musenga e composto da Linda Maddaloni, Federica Ramani, Cristiana Furlan, Cristina Radici, Marina Ziza e Marina Mulè (affiancato da chi scrive), il gruppo ha raccolto ben 1700 firme, interagendo sia con le istituzioni sia con i proprietari dei muri. E alla fine è arrivato il successo: Pirona è stata riconsegnata, dai nuovi proprietari, alla memoria di Joyce e alla città. —





Riproduzione riservata © Il Piccolo