I tappi a vite “minacciano” il sughero E Colombin ricorre alla solidarietà

La “minaccia” delle chiusure alternative delle bottiglie, come il tappo a vite. L’intensificarsi della concorrenza internazionale. Il forte aumento dei prezzi della materia prima, con il sughero...

La “minaccia” delle chiusure alternative delle bottiglie, come il tappo a vite. L’intensificarsi della concorrenza internazionale. Il forte aumento dei prezzi della materia prima, con il sughero macinato che vola a una quotazione maggiorata fino all’80-90%. Alcuni importanti mercati che battono la fiacca, come quelli francese e australiano.

La concatenazione di criticità si fa sentire alla Colombin, lo storico marchio triestino che fabbrica tappi di sughero a destinazione enologica. Così, per fronteggiare la bassa congiuntura senza incidere sulla struttura occupazionale dello stabilimento in via dei Cosulich, azienda e sindacati hanno sottoscritto un contratto di solidarietà che copre 22 esuberi su un organico di 90 dipendenti. L’arco temporale dell’ammortizzatore sociale è tarato su dieci mesi e produrrà i suoi effetti fino al termine di settembre.

Lo ha annunciato Giorgio Lazzarini, segretario della Filca Cisl, che ricorda anche una decina di uscite prima di Natale: negli ultimi anni - precisa il sindacalista - una trentina di addetti, tra pensioni e incentivi, ha lasciato la Colombin. Quasi un quarto del personale, che nel 2015 aveva 120 dipendenti.

Paolo Ballarin, direttore generale della piccola multinazionale, conferma il quadro di temporanea difficoltà, dando appuntamento ai mesi primaverili, quando si capirà meglio la tendenza del mercato. Lunedì 19 si riunirà il consiglio di amministrazione per pesare il budget su cui costruire l’annuale azione di marketing. Lo scorso anno venne scelto Bruno Pizzul, voce storica del calcio televisivo, come testimonial della campagna al motto di “fidati di un esperto”.

Dopo un 2017 chiuso in lieve perdita, Ballarin punta a un 2018 in grado di tenere barra dritta sui ricavi ma soprattutto di alzare la marginalità: quindi no all’inseguimento di fatturati, sui quali poi dover penare nella gestione. Si continuerà a puntare sulla ricerca, brevettando il frutto della collaborazione con l’Università di Udine in tema di qualità del sughero.

I sindacati seguono con molta attenzione l’andamento di un’azienda, rilevata alcuni anni fa dall’imprenditore marocchino Rahhal Boulgoute che ha provveduto a ricapitalizzarla e a rilanciarla sul piano commerciale. «Speriamo che l’attuale fase di difficoltà - osserva Lazzarini - sia contenibile e recuperabile. La solidarietà contrattuale sarà accompagnata, soprattutto per chi è sottoposto a tagli salariali più pesanti, da un innovativo piano di welfare, supportato da carte-acquisto e da rimborsi sanitari».

Nella sua storia lunga 124 anni la Colombin è stata la classica impresa a conduzione familiare. Venne creata da Giovanni Maria nel 1894 ma fu Bruno a farle fare il salto di qualità a livello internazionale, aprendo stabilimenti sui siti del sughero come la Spagna e il Marocco, portando l’azienda a un fatturato di quasi 30 milioni di euro. Bruno morì nel 2008 e da lì a poco la crisi avrebbe attanagliato il prestigioso brand del tappo.

Poi l’arrivo di Boulgoute: il graduale riassetto gestionale, il ricorso ai contratti di solidarietà, l’attenzione alla ricerca con l’apertura di un laboratorio in Sardegna e con l’ottenimento di riconoscimenti e risorse regionali.

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