I volontari di Sos Carso per la vedetta d’Italia

TRIESTE . Una colletta pubblica per riqualificare un manufatto dotato di vista mozzafiato sul golfo di Trieste. È la nuova impresa messa in cantiere da Sos Carso, l’associazione ambientalista triestina che da poco più di un anno sta operando attivamente (a titolo gratuito) per la salvaguardia dell’altipiano carsico triestino. La scorsa estate il gruppo era salito agli onori della cronaca per la riqualificazione della vedetta Scipio Slataper di Santa Croce, un lavoro certosino che i volontari triestini intendono riproporre questa volta sulla vedetta d’Italia. «Abbiamo fatto i preventivi per quanto riguardano le ringhiere e i vari colori, diluenti, isolanti, pennelli e siamo circa sui 500 euro. Manca ancora il preventivo di materiali edili, sacchi di cemento, sabbia e ghiaia. Aggiungendoci ancora il cibo per i due giorni di lavoro previsti dovremmo rientrare in una spesa di circa 1000 euro», racconta il fondatore di Sos Carso Cristian Bencich.
La vedetta d’Italia, nelle vicinanze del santuario di Monte Grisa, venne costruita nel 1956 dall’Ente provinciale del Turismo d’Italia tramite il Selad, la Sezione lavoro aiuto disoccupati. In realtà, in origine, un manufatto simile era stato costruito vicino a dove si trova attualmente la palestra di arrampicata, in direzione di Prosecco. Nel 1908 il Club Touristi Triestini inaugurò una torre di calcare bianco locale, alta circa 11 metri, progettata dall’architetto Carlo Hesky e realizzata con fondi frutto di una sottoscrizione pubblica, per celebrare i 60 anni di regno dell’imperatore Francesco Giuseppe. Per questo motivo la vedetta fu chiamata anche del Giubileo o di Franz Joseph in onore al rappresentante della famiglia Asburgo.
In seguito all’esito della Prima guerra mondiale la storia della vedetta cambiò radicalmente. Nel 1922 passò alla Società Alpina delle Giulie che le cambiò nome dandole quello attuale. La Sag, inoltre, nel 1923 sostituì la storica epigrafe con la dicitura «Le Alpi, il mare, la città redenta un solo sguardo avvolge. La Società Alpina delle Giulie incide vedetta d’Italia». Ma il manufatto non ebbe pace nemmeno negli anni successivi. Essendo visibile dagli aerei angloamericani, venne smontato dall’esercito tedesco presente in città durante la Seconda guerra mondiale ponendo fine a quella che poi, con la costruzione della nuova vedetta (in altro loco) nel 1956, venne ribattezzata vecchia vedetta Italia. Oggi la nuova vedetta, raggiungibile dai sentieri Cai n. 1 e n. 12 oppure dal sentiero Napoleonico, è una delle mete preferite dagli escursionisti del Carso, vista anche la splendida vista sul golfo di Trieste.
«Abbiamo rimesso a nuovo la Slataper e ora vogliamo fare lo stesso con la “gemella”. Contiamo sull’apporto di tutti – conclude Bencich – certo non ci dispiacerebbe che oltre ai privati cittadini e alle piccole ma generose aziende anche le istituzioni ci fossero vicine”.
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