Iginio Marson lascia l’Ogs dopo 11 anni al vertice

La legge di riordino degli enti di ricerca non gli consente di essere riconfermato «Bilancio ricco di successi. Il mio futuro? Dipende da cosa c’è dietro l’angolo...»
Lasorte Trieste 28/05/10 - Piazza Unità, Prefettura, Protesta OGS
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di Maddalena Rebecca

Un anno fa saliva sulle barricate per difendere l’eccellenza dell’Ogs dalla scure dei tagli ministeriali. E ora che il rischio soppressione è spalle, si prepara a lasciare l’ente in nuove mani. Dopo 11 anni alla guida dell’Osservatorio geofisico sperimentale, Iginio Marson lascia la presidenza. Scelta obbligata, visto che la legge di riordino degli enti di ricerca prevede la non rieleggibilità di chi ha già svolto due mandati, ma indubbiamente sofferta. Perchè, spiega, l’esperienza al centro di Sgonico è stata ricca di soddisfazioni. E anche molto divertente.

Professore, partiamo dalla mobilitazione di un anno fa. Che eredità ha lasciato?

Abbiamo vissuto un momento davvero tragico, anche perchè in ballo non c’era un semplice accorpamento bensì una cancellazione che ci avrebbe fatto sparire dalla sera alla mattina. Una situazione imbarazzate, risolta grazie all’intervento del presidente Napolitano e del ministro Gelmini e sfociata poi in una profonda ristrutturazione.

Ristrutturazione che ha interessato prima di tutto la mission di Ogs.

Sì, la riscrittura dello Statuto ha messo nero su bianco le nostre specificità, definendo tre peculiari campi d’azione: oceanografia, geofisica e geologia marina e geofisica sperimentale e di esplorazione. In più è stata ufficializzata la vocazione internazionale dell’Ogs, che continuerà a tradursi nella ricerca di nuovi progetti e collaborazioni.

Sfide che toccherà al suo successore affrontare. Che consigli gli darebbe?

Suggerirei da un lato di consolidare i ruoli istituzionali nei quali Ogs è noto, dall’altro di puntare sui settori emergenti per i quali l’ente ha al suo interno potenzialità da esprimere: tematiche energetiche, problematiche ambientali, cambiamenti climatici. E poi andrà portato avanti il processo di penetrazione internazionale.

Pensando a quanto fatto in questi 11 anni, di cosa va più orgoglioso?

Di progetti importanti ne abbiamo messi in cantiere molti. Se proprio dovessi scegliere, citerei gli studi sul confinamento geologico dell’anidride carbonica, cioè la tecnica che consente di ridurre le quantità di CO2 emesse da sorgenti singole come cartiere e acciaierie, reimmetendole nel sottosuolo. È stato il primo progetto del mio mandato che, dal 2000 ad oggi, è cresciuto molto, tanto da portare alla nascita di un network europeo, CO2Geonet. Altrettanto ricca di soddisfazione è stata poi la decisione, presa nel 2005, di allargare il nostro campo d’azione alla biologia marina e alla geotermia, che ci vede attualmente impegnati negli Usa. E poi c’è la nave.

Explora?

Sì. Appena insediato, dovendo deciderne il destino, ho fatto una scommessa, risultata poi vincente: usarla sia per i nostri progetti di ricerca sia per fornire servizi specializzati ad imprese. I fondi privati, quindi, ci consentono di compensare la carenza di soldi pubblici. Una schema che funziona: la nave è richiestissima specie per l’esecuzione di rilievo morfobattimetrici per la definizione dei cavi sottomarini.

In conclusione, cosa farà dopo l’addio all’Ogs?

Non dipende solo da me, vediamo cosa c’è dietro l’angolo... Di certo guarderò sempre con affetto all’ente. Questi anni sono stati impegnativi ma ricchi di soddisfazione. E mi sono anche divertito.

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