Il cannocchiale di Galileo fa il tutto esaurito al Verdi

Galluzzi racconta le scoperte dello scienziato e la vicenda del Sidereus Nuncius  Il libro fece il giro del mondo e la condanna per eresia non fermò la rivoluzione
Silvano Trieste 2020-02-16 Lezioni di Storia, Paolo Galluzzi
Silvano Trieste 2020-02-16 Lezioni di Storia, Paolo Galluzzi



«Venezia, 13 marzo 1610. Esce il Sidereus Nuncius, non molto lontano qui, e immediatamente la notizia esplode». Ieri Paolo Galluzzi ha iniziato così la sua Lezione di storia su Galileo Galilei (1564-1642) e il potere della scienza, svoltasi nell’ambito del ciclo organizzato dagli Editori Laterza, promosso dal Comune di Trieste con il contributo della Fondazione CrTrieste, la sponsorizzazione di Trieste Trasporti e la media partnership del Piccolo.

Complice anche il tema affine a quello che per Trieste è l’anno dell’Esof, la lezione ha saputo riempire il Teatro Verdi addirittura con qualche minuto di anticipo, rispetto al consueto scoccare delle 11. Galluzzi, introdotto dal giornalista Roberto Covaz, ha parlato in veste di direttore del Museo Galileo di Firenze, nonché in quanto massimo storico della scienza italiano.

Tornando all’annuncio letteralmente spaziale, «in meno di sessanta pagine – ha detto il professore – vi sono descritti “grandi e oltremodo mirabili spettacoli”. La luna non ha una superficie di perfetto cristallo, come si credeva prima, ma è simile alla Terra. Le stelle sono molto più numerose di quelle individuate da Tolomeo e attorno a Giove ruotano dei satelliti. L’effetto del testo è dirompente, oggi lo definiremmo una “breaking news”».

E subito dopo: «I potenti della terra iniziano a fare a gara per accaparrarsi il cannocchiale di Galileo. Enrico IV di Borbone chiede agli ambasciatori medicei in Francia di intitolargli uno dei corpi celesti scoperti dal fiorentino. Il popolo minuto a sua volta si entusiasma. E nel frattempo la notizia viaggia: entro il 1613 raggiunge Mosca, l’India, Pechino. A quel tempo per andare dall’Europa alla Cina, in effetti, ci vogliono due anni e mezzo».

Le scoperte di Galileo sono rese possibili dal cannocchiale messo a punto da lui stesso l’anno prima della pubblicazione del Nuncius, e cioè nel 1609. Si tratta del perfezionamento di un cannocchiale inventato nel 1608 dagli olandesi, che però non possiedono i principi dell’ottica geometrica. Nemmeno l’uso telescopico dello strumento, inaugurato da Galileo, è scontato: deriva dalla sua “pericolosa” intuizione che avesse ragione Copernico (1473-1543), con il suo modello eliocentrico.

Nel Nuncius tale convinzione non è presente, se non sottotraccia: è Keplero (1571-1630), in rivalità con Galileo per il primato di intellettuale del momento, a renderla esplicita esponendo politicamente lo stesso Galileo, finito nel mirino dell’Inquisizione.

«La storia, si sa, finisce tristemente con la condanna per eresia da parte della Chiesa cattolica e con il divieto di visitare i Paesi riformati del Nord Europa – ha concluso Galluzzi –. Galileo riesce tuttavia a indicare la strada giusta. Qualche decennio dopo, a Parigi, viene inaugurato l’Osservatorio da cui Giovanni Cassini farà importanti scoperte. Grazie al metodo della definizione delle longitudini di Galileo saranno rivoluzionate la topografia e le mappe. A lui non si deve solo l’invenzione del cannocchiale, insomma, ma anche tutta una serie di conseguenze, ulteriori scoperte e applicazioni. Si inaugura così la grande epoca nuova, di alleanza tra scienza e potere». —



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