Il caso Menicali, molti i dubbi sull'uomo scomparso
Senza più soldi e un matrimonio finito, il promotore sparito meditava da tempo di andarsene da casa
Dalla foto diffusa dalla questura sembra più un personaggio triste e ombroso fuggito da un romanzo di Cervantes che uno spregiudicato promotore finanziario scappato con i soldi dei clienti per goderseli sotto una palma di cocco di un'isola caraibica accanto a due giovani mulatte. Chi si immagina il promotore finanziario Roberto Menicali a ballare la salsa con un sigaro Avana tra le labbra e una camicia variopinta con tre bottoni aperti è probabilmente fuori strada. Gli amici, quelli gli sono stati accanto negli ultimi difficili anni, giurano che è tutta un'altra storia. Se, come sembra, è scappato, ha mollato tutto perchè la vita che faceva qui gli andava ormai stretta come una maglietta di due misure più piccola. La disperazione, è la versione più accreditata, può averlo istigato alla fuga. Tutto qui il giallo nostrano dell’estate? No, è anche una storia di ripicche, “bidoni” (subiti) e di qualche femmina neanche tanto fatale.
Per tentare di scoprire che fine ha fatto Roberto Menicali, 58 anni, sposato, due figli e un dignitoso appartamento in via del Ghirlandaio, bisogna innanzitutto capire chi era e che vita faceva negli ultimi anni. Un puzzle che gli uomini della squadra mobile stanno cercando di ricomporre dal giorno della scomparsa, quella domenica 19 giugno in cui aveva appuntamento in via della Libertà con due croati ai quali doveva vendere la sua vecchia Mercedes. Da quel giorno Menicali è riapparso solo in un fotogramma ricavato dalle telecamere del distributore Petrol di Sesana dove si era fermato a fare benzina quella stessa domenica. A bordo della sua auto c’erano i due croati che, secondo le prime informazioni della polizia, dovrebbero essere due fratelli che acquistano auto usate. Nei prossimi giorni dovranno essere interrogati dall’Interpol.
Nel suo percorso a zig-zag il promotore finanziario lascia altre tracce. Anche troppe, come Pollicino, al punto che sorge il sospetto che alcune siano state create ad arte. Da Sesana, rientrando in Italia, si sposta a Nuova Gorizia (primo tentativo di prelievo con il bancomat) e quindi a Novo Mesto (secondo tentativo) ma non c'è più la certezza che a quel punto documenti e telefonini siano ancora in possesso di Menicali. Tra gli investigatori esistono due diverse correnti di pensiero: la prima (la più benigna) porta dritta a una messinscena creata, per esempio, con i due croati quali potrebbe avere affidato le sue carte di credito e il telefonino per svignarsela in tutt'altra direzione, magari verso l'aeroporto di Lubiana dove potrebbe avere preso un volo verso il Sudamerica o l'Africa. La seconda ipotesi sui cui lavorano gli inquirenti è più inquietante: qualcosa potrebbe essere andato storto nel piano di fuga. Potrebbe essere finito nelle mani sbagliate, qualcuno potrebbe essersi impossessato dell'auto oppure dai soldi ricavati dalla vendita. In tal caso potrebbe essere stato ucciso. Nel dubbio sono state avviate ricerche nei boschi carsici, in un’ampia area che va da Fernetti fino a Nuova Gorizia.
Ma torniamo all’interrogativo di fondo, attorno al quale gravita questo giallo: chi era veramente Roberto Menicali? «Un professionista onesto, corretto e molto competente», risponde Bruno Schira, un suo cliente che gli ha sempre affidato i risparmi. «Una brava persona di cui io e i miei amici abbiamo sempre avuto la massima fiducia. Un uomo molto oculato e prudente negli investimenti. Non siamo davanti a un nuovo caso Sain (il promotore monfalconese sparito con i soldi di alcuni clienti ndr.), lui per esempio odiava i colleghi che piazzavano i bond argentini».
E le indagini finora si sono sovrapposte a questo identikit.
Da Banca San Paolo Invest, dove lavorava, Menicali non s'è portato via un soldo, nè si è preso il denaro dei clienti. Nessuna denuncia, nessun ammanco. Ha lasciato anche qualcosa sul conto corrente. Certo, non se la passava più bene come una quindicina di anni fa; il crollo della Borsa e la crisi hanno messo in difficoltà numerosi promotori finanziari. Anche uno come Menicali che aveva un cospiscuo portafoglio-clienti che si era portato via prima dal Credito Italiano dove aveva cominciato la sua carriera in banca e in seguito dal Credito Bergamasco. Poi aveva deciso di dedicarsi alla libera professione come promotore finanziario.
Nessuna vera macchia in tanti anni di attività. Solo un incidente di percorso. Dopo la parentesi al Credito Italiano, Menicali era passato al Credito Bergamasco come direttore di filiale dove 11 anni fa era stato costretto a interrompere bruscamente il rapporto di lavoro. Come responsabile dell’agenzia, aveva dovuto testimoniare contro tre colleghi che, secondo l’accusa, avevano comprato azioni per conto di un cliente senza il suo consenso e falsificando la firma sui moduli di acquisto. Una brutta storia che lo aveva allontanato dal mondo bancario. Da qui la scelta di orientarsi verso l’attività di promotore finanziario portando con sè alcuni clienti.
Tuttavia per capire il possibile movente di una così clamorosa fuga bisogna affondare le mani anche nella sua vita privata. I rapporti con la moglie si erano da tempo deteriorati. Il matrimonio era finito, il clima a casa era pesante, nell’appartamento di via del Ghirlandaio non si sentiva più a suo agio. «L’ultima volta che l’ho sentito al telefono risale a una quindicina di giorni prima della sua sparizione», spiega Luciano, un cliente che con il tempo era diventato un suo amico. «Era spesso senza soldi, ma voleva andarsene da casa. Sperava di riuscire a prendere in affitto un appartamentino. Mi aveva anche detto di non cercarlo, che avrebbe tentato di vendere una casetta in Toscana che era di suo padre. Forse ci è riuscito, chissà... Ma adesso siamo tutti preoccupati».
La polizia ha battuto anche la pista di una possibile seconda vita, della serie cherchez la femme. Gli amici però sono scettici: «Malgrado non fosse un adone, era un tipo esuberante, un battutista alla Montagnani. Donne? Nessuna storia importante ma qualche amica sì...Nessuna con cui valesse la pena di fuggire».
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