Il cerotto di Trieste che misura la glicemia fa gola agli investitori

I due ricercatori dell’Università di Trieste hanno creato la startup Sensor Health e grazie allo strumento del crowfunding hanno reperito i finanziamenti
Cute little acting all sad and girl putting a band-aid on her arm
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TRIESTE Ricercatori e startupper, avete mai pensato di rivolgervi al crowfunding per cercare finanziamenti per le vostre idee innovative e attività ad alto valore tecnologico? In Italia è una strada ancora poco esplorata, ma in grado di offrire risultati davvero sorprendenti. E’ accaduto di recente con il caso “Diamass", un innovativo cerotto per la misurazione della glicemia capace di inviare in tempo reale i dati a un supporto esterno. Ideato dalla startup triestina Sensor Health e inserito nel portale CrowdFundMe per la campagna di equity crowdfunding, il progetto, per il quale è stata depositata la domanda internazionale di brevetto, ha superato in meno di un giorno l’obiettivo di 100mila euro, prefissato per finanziare la fase dei test clinici, ottenere la marcatura CE e omologhe in altri Paesi extra europei e avviare operazioni di sfruttamento economico della tecnologia.

«E’ un risultato che ci ha piacevolmente stupito, soprattutto per i tempi record in cui l’abbiamo raggiunto», dice Paolo Cristin, commercialista laureato in economia a UniTS e specializzato in consulenze manageriali per startup e aziende. E’ stato lui, braccio manageriale di Sensor Health, a convincere i due ricercatori che l’hanno costituita, Fourogh Katouzian e Mohammad Hassan Mohsen Darai, a tentare la strada del crowdfunding per finanziare il loro progetto.

«Per avviarlo abbiamo fatto i salti mortali - racconta Katouzian, ricercatrice di origine iraniana che si è occupata della costruzione del sensore di Diamass dal punto di vista chimico e biochimico, mentre Darai Mohsen ha curato la parte elettronica -. È stato il lavoro più faticoso della mia vita, ma anche quello che mi ha dato maggiori soddisfazioni: per migliorare la precisione del sensore sono serviti due anni e mezzo di esperimenti in laboratorio».

Katouzian, giunta in Italia negli anni ‘80 per studiare Chimica e Tecnologie Farmaceutiche all’Università di Trieste, dopo la laurea ha proseguito, grazie a borse di studio come quella ottenuta dalla Fondazione CRTrieste, con la sua attività di ricerca al Burlo Garofolo. Prima al Centro di malattie rare e poi, per il suo dottorato in Biochimica, nella Clinica Pediatrica della struttura ospedaliera. Ha lavorato come ricercatrice anche all’estero:

«Tra le esperienze che mi hanno insegnato di più ci sono stati i quattro anni passati presso all’Icahn School of Medicine del Mount Sinai, a New York - racconta -: lì per la prima volta mi sono occupata di tutti gli aspetti di un progetto di ricerca. I tanti anni spesi al Burlo, al servizio di giovanissimi pazienti, l’hanno resa invece particolarmente attenta alle loro esigenze. Non è un caso che Diamass sia stato pensato per essere utilizzato anche dai bambini: per i piccoli affetti da diabete doversi pungere quotidianamente per misurare la glicemia crea un disagio psicologico non da poco.

«Diamass invece è un patch ad applicazione facile e indolore - spiega Katouzian -. Ha un alto grado d’accuratezza, si auto-calibra e dura diversi giorni, a differenza dei dispositivi finger-stick oggi sul mercato, che sono usa e getta. E’ dotato di micro-aghi che misurano di continuo la glicemia dei pazienti diabetici, inviando immediatamente le informazioni a un supporto esterno e consentendo l’attivazione di servizi di telemedicina e monitoraggio continuo». In più ha costi di produzione decisamente bassi, dato che consentirà al patch un sicuro successo anche nei Paesi emergenti. E sfrutta una tecnologia che potrà essere impiegata anche per altri tipi di misurazione, come il monitoraggio di biomarker cardiaci o tumorali. «In gennaio partiremo con un nuovo progetto per la diagnosi precoce d’infarto, in collaborazione con il prof. Maurizio Prato di UniTS”, spiega infatti la ricercatrice. Che ipotizza: «Penso che per ottenere finanziamenti tenteremo di nuovo anche la strada del crowdfunding, visto che si è rivelato uno strumento di grande efficacia». La campagna per Diamass è stata chiusa in anticipo perché è già stato raggiunto anche l’obiettivo massimo fissato a 250 mila euro, raccolti tra 84 investitori.


 

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