Il mago della pesca subacquea che vive a mollo anche 12 ore

Stefano Claut usa un gommone per raggiungere in fretta le zone più profonde «Il mio mondo è fra Trieste e la Croazia, ma ogni mare per me è una scoperta»
Raggiunge in apnea profondità fino a quaranta metri e si allena uscendo con il suo gommone nel golfo di Trieste e in Croazia, per migliorare ulteriormente i suoi risultati, dopo aver già conquistato prestigiosi traguardi in campo sportivo a livello internazionale.


Stefano Claut, geometra, è un campione di pesca in apnea ma si gode il mare anche insieme agli amici e alla sua famiglia, tutto l’anno e d’estate con maggior frequenza. Tanti i titoli che fanno parte del suo ricco palmares, Stefano è stato per due volte vicecampione del mondo a squadre, campione italiano sempre a squadre, ottavo agli europei individuali, tre volte vincitore della coppa internazionale di Rovigno, ma l’elenco è davvero lungo.


«Il mio rapporto con il mondo sotto la superficie del mare nasce da ragazzo, con le prime immersioni, poi mi sono iscritto a un circolo dedicato e ho iniziato la preparazione e le gare nella pesca in apnea, al momento sono alla Società Nautica Grignano. Ora sto preparando l’Europeo che si terrà a metà settembre e sono i partenza per la Croazia perché è lì che mi alleno molto d’estate, per diversi motivi, soprattutto perché le profondità sono maggiori rispetto a Trieste, è migliore la visibilità, e perché qui da noi ci sono particolari limitazioni e restrizioni. D’inverno invece, oltre al mare, vado spesso alla piscina Ypsilon 40 di Padova, la più profonda al mondo. La mia disciplina prevede non un’attività continuata sott’acqua, ma una serie di tuffi, in una giornata di allenamenti posso farne fino a un centinaio e raggiungo al massimo i trenta, quaranta metri».


E con il tuffo c’è la pesca. «A Trieste principalmente la spigola, la leccia, il pesce serra e la corvina, in Croazia invece i dentici, le ricciole e le cernie. Il momento migliore è l’alba, ma alla fine ci vado anche nel resto della giornata, appena posso». Un amore sconfinato per il mare e un’unica preoccupazione. «Devo sempre uscire con qualcuno perché il pericolo più grande che corro è rappresentato dai motoscafi e da chi conosce poco le regole della navigazione, un aspetto che purtroppo riscontro spesso d’estate in Croazia. Le boe di segnalazione dei sub, o di chi come me va in apnea, non vengono sempre considerate, con il rischio di essere travolti. È un problema sempre presente, l’unico che mi spaventa realmente e anche in passato più volte mi sono passati davvero a distanza ravvicinata. Ci vorrebbe una maggior attenzione e una maggior sensibilizzazione nei confronti di chi naviga senza una preparazione adeguata. Basta pensare che mi è pure capitato di vedere un’imbarcazione ormeggiare su una boa per sub, pensando fosse posizionata per attraccare e non per segnalare la presenza di una persona sott’acqua. Pazzesco ma purtroppo vero».


Qualche brivido di paura poi c’è stato anche in Australia. «Nei primi giorni di allenamento per una gara – ricorda – mi sono reso conto che attorno a noi nuotavano degli squali, parecchi, per fortuna non aggressivi, ma faceva un certo effetto vederli così vicini, era inquietante, probabilmente puntavano alle nostre prede e infatti non ci hanno mai attaccato o infastidito».


Per il resto Stefano deve al mare e alla pesca in apnea molti ricordi che definisce straordinari. «In particolare le trasferte per le gare – dice – che mi hanno permesso di scoprire tanti paesi e angoli meravigliosi in tutto il mondo, dall’Australia al Sud Africa fino al Sud America, luoghi indimenticabili, sia dal punto di vista sportivo sia come esperienza personale. Ogni viaggio è stato fantastico, ogni spostamento è stata una scoperta, sempre caratterizzata da qualcosa di nuovo da imparare e da osservare».


«Se guardo invece alle soddisfazioni agonistiche nel complesso – aggiunge Stefano – tra i momenti più belli la vittoria ottenuta a Zara in una competizione internazionale insieme alla squadra azzurra. Siamo riusciti a primeggiare su altre squadre molto forti, così come ai mondiali in Grecia, dove siamo saliti sul secondo gradino del podio. È ormai da otto anni – precisa – che vesto la maglia azzurra e ringrazio anche il supporto del mio sponsor Omersub».


Il mezzo che utilizza Stefano è un gommone, che gli consente di raggiungere in breve tempo la posizione adatta per le sue immersioni, dove posiziona l’attrezzatura necessaria e dove talvolta scatta anche foto quando riemerge, per immortalare il bottino catturato. Ma chi porta a bordo Stefano quando esce nelle lunghe giornate di mare? «Sempre un paio di amici, che mi aiutano nelle immersioni, sono fondamentali nell’assistenza anche perché qualche volta passo fino a dodici ore in acqua. E poi anche la mia famiglia, mia moglie, per trascorrere momenti piacevoli insieme, per nuotare o per osservare i pesci insieme a mia figlia. E poi a casa, dopo aver pescato, ci piace sperimentare in cucina, sbizzarrirci con diverse ricette, e goderci anche i piatti insieme. Più in generale, comunque, adoro anche soltanto navigare, mi sento in pace con me stesso, rilassato, anche se non pesco, perché amo il mare in tutti i suoi aspetti, è la mia dimensione, il mio ambiente ideale e facendo qualche rapido conto - conclude – ci passo più tempo che sulla terra ferma».


3. - continua


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