Il medico Brovedani sul caso Sea Watch: «Gravissime parole da parte di Fedriga»
Pierpaolo Brovedani, pediatra del Burlo Garofolo, è stato protagonista ieri della conferenza “Progetto Mediterranea: migrare è un diritto, non un reato”, alla Casa delle culture.
Il medico ha riferito sull’esito dell’appello agli operatori sanitari per la liberazione dei migranti della Sea Watch, di cui egli stesso è stato promotore: «Vi hanno aderito 863 persone. Il boom è arrivato dopo la pubblica presa di posizione di Fedriga, secondo il quale noi, in quanto medici, non possiamo esprimerci: si tratta di un gravissimo attacco ai professionisti nell’esercizio delle loro funzioni democratiche. Oltre al nostro diritto di parola era stata negata anche l’esistenza di un’emergenza sanitaria sulla nave – ha proseguito il pediatra –: un’affermazione altrettanto grave perché a bordo sarebbero potute scoppiare malattie anche mortali. L’idea dell’appello mi era venuta perché la situazione della Sea Watch mi aveva colpito allo stomaco: 47 persone, tra cui minori, in una gelida notte di gennaio, sulla tolda di una nave, a 2 miglia da un Paese civile come dovrebbe essere l’Italia, tenute in ostaggio per scopi elettorali e di baratto con l’Europa».
Alessandro Metz, di Mediterranea Saving Humans, ha fatto sapere che la nave Mare Jonio «sta per ripartire. Spero sia questione di giorni: stiamo facendo un corpo a corpo con la Capitaneria di Porto di Palermo. Sono 8 le persone che, in media, ogni giorno muoiono nel Mediterraneo: la frontiera più pericolosa d’Europa. Ma i numeri spersonalizzano: si tratta in realtà di madri, padri, figli, nipoti. La presenza di navi come la nostra serve a rendere pubblico quel che succede: di fronte a ciò, il governo italiano deve decidere se assumersi la responsabilità delle morti o dei salvataggi. Senza testimoni, invece, si annuncia il ritrovamento dei cadaveri a posteriori, senza che vi siano responsabili». —
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