«Il mio amico non violentò la prostituta»

Processo per stupro a un giovane romeno: la testimonianza di una donna già coinvolta nell’inchiesta
Foto BRUNI TRieste 24.10.2011 Processo Ballaman-Giudice Filippo Gulotta
Foto BRUNI TRieste 24.10.2011 Processo Ballaman-Giudice Filippo Gulotta

Né un magnaccia, né lo stupratore della donna del suo ex. Per la testimone della difesa chiamata ieri a deporre, Codrin Lungu - romeno, 31 anni, arrestato nel marzo dello scorso anno e mai più libero (ora è ai domiciliari) in quanto accusato d’aver violentato E.S., una 27enne sua connazionale di professione prostituta - è stato un amico. «Era un amico, lo conoscevo, non era né un mio cliente né era il mio protettore, e non credo possa averla violentata, mi sembra strano che un uomo pensi di violentare una donna con il preservativo, che ho saputo è stato ritrovato, e che questa donna la notte dopo lo stupro torni in strada a prostituirsi». Così ha detto ieri in aula, davanti al collegio del Tribunale penale presieduto dal giudice Filippo Gulotta (giudici a latere Pietro Leanza e Enzo Truncellito) Valentina Botea, 30 anni, pure lei romena, assistita dall’avvocato Carmelo Tonon, citata come “teste” dagli avvocati Luca Maria Ferrucci e Deborah Berton. Sono i difensori di fiducia dello stesso Lungu nel processo a carico di quest’ultimo, per violenza sessuale e rapina, e della 27enne Elena Timofte, accusata dal pm Federico Frezza, titolare dell’intero fascicolo, di tentata estorsione. Tutta la vicenda, in effetti, si inquadra in una storia vissuta ai bordi della strada. Anche Botea, ieri nel ruolo di testimone, compare nel fascicolo assieme alla stessa Timofte e alla 38enne Vasilica Graor. Il pm le aveva ritenute responsabili di pressioni fatte, anche con le cattive maniere, nei confronti di E.S. per farsi pagare un “pizzo” in cambio del permesso di vendere il proprio corpo in Borgo Teresiano. Per questo nell’estate del 2014 Botea e Graor avevano patteggiato un anno e cinque mesi con la condizionale per tentata estorsione, mentre Timofte era stata rinviata a giudizio. Il giudice Raffaele Morvay aveva invece deciso il non luogo a procedere per la seconda accusa, quella di essere state le mandanti del presunto stupro di E.S. da parte di Lungu, il quale resta così l’unico imputato per l’ipotesi di violenza sessuale ma che si è sempre detto innocente, raccontando di aver passato del tempo con E.S. a casa sua ma di non aver consumato rapporti. E.S., ha riferito ieri Botea, con l’ausilio dell’interprete, era diventata la donna del suo ex, Valeriu Costantinescu, 36 anni, già arrestato a sua volta per sfruttamento della prostituzione: «Una notte (quella in cui viene fatto risalire lo stupro, ndr) ero andata in cerca di lei per strada di notte in auto con Lungu e Graor, per fare amicizia, per dirle che tipo di persona era Costantinescu, ma lei non mi ha dato ascolto e mi ha continuato a insultare. Io e le altre non l’abbiamo mai aggredita. Anzi, è stato Costantinescu a dirmi che siccome E.S. era appena arrivata a Trieste, io dovevo lasciarle il posto. Poi quella sera me ne sono andata, senza Lungu». Da lì la ricostruzione si basa sulla denuncia di E.S. e sugli atti dell’inchiesta pm Frezza. Il quale, ieri, ha obiettato il fatto che l’incontro di quella sera fu in Corso Cavour, e non in via Filzi: segno, per il pm, che E.S. aveva girato alla larga da Botea e le sue colleghe.(pi.ra.)

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