«Il monte è mio, non entra più nessuno»: Grande Guerra, chiuso il percorso

Il proprietario dell’Ermada segue la linea adottata dal principe della Torre e Tasso. Sbarra i terreni che ospitano il borgo di Coisce dopo il no della Regione alla creazione di un agriturismo
Lasorte Trieste 30/01/13 - Duino, Coisce, Paese Abbandonato
Lasorte Trieste 30/01/13 - Duino, Coisce, Paese Abbandonato

La linea “della Torre e Tasso” fa scuola. Dopo il caso del Rilke, la panoramica passeggiata con vista sul golfo ancora oggi preclusa al pubblico per volere del principe, un altro privato di Duino Aurisina decide di chiudere i sentieri di proprietà. Solo che stavolta non si tratta di qualche centinaia di metri, bensì di un centinaio di ettari. La vicenda, trapelata ieri in Comune, dove c'è già fibrillazione, riguarda infatti il monte Ermada, un secolo fa teatro di aspri combattimenti durante la Grande guerra, e precisamente il borgo storico delle Case Coisce, in capo alla Tenuta Nobile Castel Duino srl.

In data 14 novembre, infatti, il commendatore Eugenio Pahor, presidente del cda societario, ha mandato comunicazione alla Regione della volontà di “impedire l'accesso incontrollato di persone e cose nel sito”, provvedendo “da subito all'apposizione di idonei presidi (sbarre, catene, cancelli), corredati da apposita segnaletica, al fine di chiudere tutti gli accessi all'area di proprietà”.

Dovendo però garantire il transito nell'area – qualificata come sito di interesse comunitario e zona a protezione speciale - alle autorità competenti al controllo del territorio e dell'ambiente, la società è chiaramente disponibile a concordarne le modalità con gli enti. Ad ogni modo «diffida sin d'ora ogni altro soggetto all'ingresso nell'area di proprietà privata, senza la preventiva autorizzazione». Insomma, Coisce e sentieri limitrofi off-limits.

Per capire le ragioni di una tale, drastica decisione (i terreni sono da tempo in mano ai Pahor, che mai prima d'ora avevano provveduto a porre qualsivoglia recinzione) bisogna prima fare un passo indietro.

La famiglia, molto nota e radicata a Duino Aurisina, da tempo desidera riqualificare il borgo storico delle case di Coisce: una superficie di 448 mq rispetto ai 104 ettari di proprietà. L'intervento vedrebbe il recupero delle sei case esistenti in origine, andate semidistrutte, per adibirle a piccolo agriturismo e Centro d’interpretazione ambientale rivolto alle scolaresche.

Ma a maggio la Direzione ambiente della Regione, in sede di Valutazione d'incidenza ambientale (Vinca), aveva espresso parere negativo, ponendo l'accento sulla tutela faunistica. La Vinca, va detto, è un iter dovuto di verifica della compatibilità, sotto il profilo appunto ambientale, di ogni progetto ipotizzato su un'area tutelata a livello comunitario, qual è quella di Coisce. Ora è evidente che la battuta d'arresto al piano di recupero non è stata indolore.

Tant'è che il proprietario dell'area ha intenzione, come espresso nella comunicazione inviata qualche giorno fa, di far valere fino in fondo quella tutela ambientale invocata dagli enti. In particolare Pahor ha rilevato nello scritto come la stessa Direzione ambientale abbia “sollevato con una certa preoccupazione la questione del carico antropico” che grava sulla zona.

Altresì specificando come l'area del monte Ermada fosse “priva di presidi di controllo e regolamentazione degli accessi”, risultando “oggetto di incontrollati accessi di visitatori, escursionisti e cacciatori”. Di qui il pericolo, derivato dall'assenza di misure a contenimento della “pressione escursionistica attuale”.

Ebbene la Tenuta ha ritenuto di “adottare sin da subito misure idonee a garantire gli obiettivi di tutela dell'habitat naturale”. Tanto più che ad autunno, all'apertura della stagione venatoria, si verifica un “accesso indiscriminato di migliaia di persone”. Persone che ora, invece, si troveranno davanti a sbarre e catene. Una storia che potrebbe aprire una guerra a suon di carte bollate come è stato per il sentiero Rilke.

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