Il museo Winckelmann in via della Cattedrale si prepara a un anno di lavori anti-incendio

L’intervento prenderà il via in autunno e sarà reso possibile da un investimento di 350 mila euro coperto dalla Regione
Massimo Greco



Un anno secco di lavori per salvaguardare strutture, collezioni, visitatori da eventuali rischi causati da incendi: si partirà entro il prossimo 30 settembre per giungere alla meta a fine settembre 2022.

Situato all’inizio della salita di via della Cattedrale, attiguo all’Orto lapidario, il museo dedicato a Johann Joachim Winckelmann, ritenuto uno dei maggiori archeologi del Settecento e uno dei fondatori della moderna storia dell’arte, è un’antica e prestigiosa istituzione culturale del Municipio.

Sarà sottoposto a una cura di «restauro e risanamento conservativo» caratterizzata dall’assunzione di misure anti-fuoco.

Il Comune dispone di 350 mila euro che la Regione Fvg aveva in un primo tempo destinato all’Uti eppoi girato alla civica amministrazione. L’intervento avrebbe dovuto decollare prima ma - come avverte la delibera portata dall’assessore Elisa Lodi riguardo il progetto esecutivo - la riprogrammazione delle opere causa Covid ne ha spostato i termini.

Porte tagliafuoco, completamento delle compartimentazioni, inserimento di un archivio, nuovi dispositivi di rilevazione anti-incendio: ecco il sommario dell’operazione che sarà messa in gara con una certa urgenza, proprio per “salvare” il finanziamento regionale.

Il progetto, redatto dall’architetto Massimo Mosca con il supporto “anti-incendio” dell’ingegnere Manuel Fonda, ha ottenuto disco verde dai Vigili del fuoco e dalla Soprintendenza (che vincola l’edificio museale).

Comunque la relazione rileva che lo stato di conservazione dello stabile è buono, agevolato dagli interventi manutentivi svolti nel tempo. Si ricorda che dal 1925 fino al 2006 l’edificio ha ospitato la direzione dei Civici musei di storia e arte, trasferiti poi a palazzo Gopcevich sul Canal grande.

Il Winckelmann ospita collezioni archeologiche preistoriche, egizie, greche, romane, con un salto precolombiano oltre Atlantico nella civiltà Maya. L’Orto lapidario, dove una volta aveva sede il cimitero urbano, sistema epigrafi, monumenti, sculture della Tergeste romana. E ospita il cenotafio dello studioso tedesco, che a Trieste trovò tragica morte nel 1768: fu Domenico Rossetti a impostare il progetto e fu Antonio Bosa, allievo di Canova, a completarlo nel 1833.

La relazione, che accompagna la delibera, informa che l’edificio risale alla fine del Settecento ma che è stato ripetutamente rivisto: accadde nel 1837 a cura di Giovanni Battista de Puppi con l’aggiunta di una nuova ala; nel 1846 per opera di Francesco Tureck con la sopraelevazione del mezzanino; nel 1885 si provvide alla sostituzione delle scale e ad altre modifiche degli interni su disegno di Giuseppe Righetti. —



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