«Il Parco del mare bandiera di Paoletti candidato sindaco»

Dipiazza: ognuno si assuma le sue responsabilità, io mi presi quella di dire che non era il momento di buttare 50 milioni
Di Piero Rauber
Lasorte Trieste 08/07/09 - Salotto Azzurro, Parco del Mare, Incontro
Lasorte Trieste 08/07/09 - Salotto Azzurro, Parco del Mare, Incontro

Altro che Parco del mare. Chiamatelo Parco accumula-debiti. E pure Parco dell’apprendista sindaco. Al secolo Antonio Paoletti. Roberto Dipiazza - il predecessore di Cosolini in Comune in quota Pdl, fresco d’irruzione in Consiglio regionale a suon di preferenze, ma con la civica di Tondo extra-Pdl - non sa se l’acquario turistico un giorno esisterà per davvero. Sa bene invece che - a Parco del mare fallito, progettato o messo in ghiaccio - nel 2016 la città tornerà comunque a votare per il sindaco. E a quel tempo Dipiazza non si stupirebbe di veder correre proprio il presidente della Camera di commercio. Il papà di un acquario mai nato. Finora, almeno. Un acquario che potrebbe diventare così traino di un’intera campagna elettorale.

Premonizione disinteressata? Probabilmente no, se è vero che Dipiazza stesso - all’indomani delle regionali - non ha nascosto la propria ambizione di rimettersi eventualmente in corsa per il Municipio. Dietrologie a parte, resta un dato di fatto: la visione decisamente guardinga, o meglio critica, che Dipiazza - chiamato a esprimersi sull’ipotesi di riportare il Parco del mare in Porto Vecchio, in area Greensisam - riserva al progetto.

Dipiazza, allora, cosa pensa dell’ultima opzione?

Un giorno mi si chiese il posto al Mercato ortofrutticolo di Campo Marzio, tanto che comprai un terreno alle Noghere. Prima ancora si era parlato del Terrapieno, poi l’idea traslocò al Salone degli incanti. Adesso si torna in Porto Vecchio. Una storia infinita. La verità è che, da studio di fattibilità del mio assessore di allora, Ravidà, servono numeri difficili da raggiungere solo per pareggiare i costi di gestione, neanche per rientrare nell’investimento.

Si riferisce ai 1.350 visitatori al giorno ipotizzati per il pareggio e ai 2.500 per il recupero dei costi di realizzazione?

Ma ci pensate a simili frotte di visitatori in inverno? Siamo realistici. In estate se ne dovrebbero fare quattromila al giorno, allora, per reggere. Siamo stati ovunque, quand’ero sindaco. A Genova, con la sua struttura, mi pare di ricordare, da 230 dipendenti. A Lisbona, altri 120 dipendenti. E a Valencia, dove l’acquario si è rivelato un buco nell’acqua. Questi impianti hanno costi mai visti, bisogna stare molto attenti.

Morale?

Mi pare che Paoletti si stia portando avanti la sua candidatura a sindaco. Il Parco del mare sarebbe la sua bandiera.

Possibile?

Gira voce che abbia intenzione di candidarsi. Chiaro che quello sarebbe il suo cavallo di battaglia. Cosolini annunciava “Trieste torna grande”? Paoletti potrebbe dire “Trieste, faccio il Parco del mare”. Tutto legittimo e ammissibile. Problema suo. Io mi sono sempre assunto le mie responsabilità, anche di dire che non era il momento, tra il 2009 e il 2010, di buttare 50 milioni che non sarebbero stati mai ammortizzati. Me ne sono reso conto quando mi sono messo ad approfondire lo studio di Ravidà, una persona seria e non legata peraltro alla politica. Servono 900mila visitatori l’anno? Attenti, Genova, che ogni anno va in passivo, ne fa pochi di più e noi non abbiamo quel bacino di utenza. Vogliamo produrre ricchezza, o debiti? Insisto con Valencia. Quando siamo andati lì, facevano di tutto: l’acquario, la Coppa America, la Formula Uno. Hanno finito per portare i libri in tribunale. Il Comune è fallito. Non esiste più la vecchia Dc che da Roma copriva i costi di un’operazione pubblica.

Nel 2009 però lo stesso studio di fattibilità di Ravidà sul Parco del mare venne approvato all’unanimità dal Consiglio comunale, e lei era il sindaco.

Qui cerchiamo di capirci. Al Consiglio comunale puoi anche chiedere di prendere posizione su un tema, il problema è poi quanto vale la posizione presa. Un esempio: quando il Consiglio comunale ha capito che sul rigassificatore decidevano comunque la Regione e lo Stato, ha detto no. Perché sporcarsi le mani su un atto che non compete all’aula? Un conto è un atto vincolante, un altro è un parere consultivo.

Lei si sbilanciò per lo stop al progetto nell’ultima parte del suo secondo mandato da sindaco. Forse perché la Regione, dopo lo studio di fattibilità, aveva messo appena un milioncino come atto di buona volontà, e quindi troppo poco?

Beh, Cosolini, quand’era assessore regionale con Illy...

Ma stiamo parlando del 2010, di Tondo.

Sì, è vero, come è vero che prima in Regione c’era Cosolini e io con lui avevo parlato, all’epoca, e ricordo che non era d’accordo col progetto.

Lei dunque è contro l’idea del Parco del mare.

L’idea può anche essere buona, a patto che abbia allegato un conto economico che sta in piedi, e la vedo difficile, la cosa. Non dico né no né sì. Ci sono altre persone oggi, come Cosolini e Paoletti, che si devono assumere le loro responsabilità.

@PierRaub

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