Il partigiano Andric ucciso a Ronchi L’omaggio sloveno sulla sua tomba

Versioni discordanti sul fatto di sangue Gli jugoslavi vollero per lui un monumento  
Luca Perrino

LA STORIA

RONCHI

Una pagina particolare della storia di Ronchi dei Legionari. Che, ieri mattina, è stata ricordata durante una breve cerimonia in cimitero. È quella di Lojze Andric, partigiano di origine croata, sepolto proprio al camposanto di via D’Annunzio e al quale, il 28 ottobre del 1978, è stato dedicato un monumento. Il cippo, ieri mattina, è stato oggetto della visita di una delegazione slovena di Opacchiasella, ricevuta dal sindaco, Livio Vecchiet e da rappresentanti di Anpi e Aned.

Fino ad oggi le testimonianze ricordavano Andrijic, noto come Lojze Andric, come colui che venne incaricato da Ondina Peteani ed Elio Tambarin di ricevere la segnalazione utile, insieme a Plinio Tommasin e Egone Settomini, utile per uccidere Walter Gaslaschi detto “Blechi”, considerato una spia. Dunque Andric era uno di quelli che venne incaricato dell’eliminazione di Blechi, ma venne ucciso, in base a quello che riportano buona parte delle testimonianze a Soleschiano, in un conflitto a fuoco, dopo una spiata avvenuta per via della Contessa Chiaradia che abitava a pochi metri dal luogo dove Andric perse la vita.

Mario Candotto, ex deportato, che ha conosciuto Andrijic racconta: «Di lui ricordo che era alto, magro e biondo, era noto come “il Dalmato”. Fuggito, mi pare dal campo di concentramento di Gonars, era un deportato, giunse a Ronchi, dove inizialmente era spaesato e affamato. Venne accolto e ospitato da una famiglia locale, a Vermegliano, da Mauchigna, e poi messo in contatto con il battaglione Triestino. Con l’operazione “Blechi” la sua morte non c’entra». Una ricostruzione che permette di individuare l’età di Andrijic, brevemente la sua storia, il periodo in cui sarebbe morto, così come si cerca di fare chiarezza sugli eventi che ne sono derivati, incluso il dimenticato rastrellamento di Soleschiano. Nel luogo in cui venne ucciso Andrijic c’è chi chiede di posizionare una targa, che possa ricordare questo evento ma anche il rastrellamento che interesò la comunità come posto in essere da parte dai nazisti. Venendo invece al luogo della sepoltura, egli doveva essere seppellito nell’ossario, insieme agli altri partigiani, ma le autorità jugoslave, allora, vollero per lui un monumento. —



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