Il passato e il futuro dell’universo a partire dal Big Bang

L’origine dell’universo è un mistero affascinante al quale l’uomo ha cercato sempre di trovare risposte. È solo in tempi piuttosto recenti però che questo campo d’indagine è diventato una scienza “di...
Big Bang, conceptual --- Image by © Mark Garlick/Science Photo Library/Corbis
Big Bang, conceptual --- Image by © Mark Garlick/Science Photo Library/Corbis

L’origine dell’universo è un mistero affascinante al quale l’uomo ha cercato sempre di trovare risposte. È solo in tempi piuttosto recenti però che questo campo d’indagine è diventato una scienza “di precisione”. Il lancio del satellite Cobe (Cosmic Background Explorer) vent’anni fa ha infatti segnato un punto di svolta: è stato il primo strumento a osservare la radiazione cosmica di fondo dell’universo e a inaugurare i primi studi quantitativi sull’origine del cosmo.

Licia Verde, cosmologa dell’Institució catalana de recerca i estudis avançats (Icrea) di Barcellona, ripercorrerà la ricerca degli ultimi vent’anni illustrando anche gli scenari presenti e futuri in una conferenza pubblica che si terrà alla Sissa domani, alle 15.30.

La storia dell’universo - secondo la tesi a oggi più accreditata nella comunità scientifica - si può far iniziare con un evento spiegato dalla teoria del Big Bang, espressione questa coniata dallo scienziato George Gamow. Secondo questa teoria l’universo, durante la sua nascita, da un punto di infinita densità si sarebbe espanso autogenerandosi (una metafora molto usata, sebbene impropria, per descrivere questo fenomeno è quella di una colossale esplosione), fenomeno questo detto appunto Big Bang. E una delle prove a sostegno di questa ipotesi è la radiazione diffusa che ancora persiste dall’ipotetico inizio dell’universo.

Questa traccia “fossile” offre agli scienziati un’immagine delle prime fasi di crescita del cosmo, circa tredici miliardi di anni fa, e la si può osservare solo con strumenti sofisticati posti al di fuori dell’atmosfera terrestre. In vent’anni di osservazione la cosmologia ha fatto passi da gigante ottenendo immagini sempre più nitide dell’«Universo bambino», grazie a satelliti come Cobe, Wmap e Planck. Proprio la missione Planck, targata Esa (l’Agenzia spaziale europea) ha visto la partecipazione della Sissa. Il satellite recentemente ha terminato la sua missione, ma la mole di dati raccolta offrirà lavoro ai cosmologi ancora per molti anni a venire.

C’è da dire ancora una cosa: l’interpretazione sulle origini dell’universo è anche una questione al confine tra scienza e filosofia. La possibilità di una validazione empirica delle varie ipotesi risulta spesso ardua se non impossibile. Alcune di queste teorie postulano cicli infiniti di morte e rinascite dell’universo, altre addirittura postulano l’esistenza non solo del nostro ma di altri universi. Insomma, ce n’è ancora tanta di strada da percorrere a livello di studi.

Intanto però ecco la conferenza, aperta al pubblico, che fa parte della serie dei “Colloquium” della Sissa e si terrà in inglese.

Riproduzione riservata © Il Piccolo