Il Porto di Trieste punta sul traffico dell’ortofrutta

TRIESTE Quarantamila camion all’anno di agrumi dalla Turchia sbarcati dai traghetti. È il salto in avanti che, in sintonia con tutto il resto del porto, si accinge a fare il Terminal frutta di Trieste. Il TfT che si trova sul Molo Quinto è proprietà, con concessione di 25 anni, della Samer seaports&terminals (lo rilevò due anni fa dal Gruppo Gavio) oggi controllata dai turchi della Un ro-ro, mentre la famiglia triestina Samer ha mantenuto il 40% delle quote. Ma la stessa banchina con il settore di Riva Traiana è anche il principale terminale dell’autostrada del mare con la Turchia che ha il medesimo concessionario e che finora però era rimasta quasi totalmente estranea alla logistica del freddo. La naturale sinergìa che si è così creata, «permetterà ora – secondo le stesse parole di Enrico Samer – di intercettare anche il traffico di generi agroalimentari che finora si sviluppava pressoché esclusivamente via strada».
Per attrezzare il Molo Quinto nel suo complesso sono infatti stati spesi negli ultimi due anni 13,6 milioni di euro, 3 dei quali esclusivamente per acquistare una gigantesca gru transtainer, giunta due mesi fa, del peso di 300 tonnellate, alta 12 metri e mezzo e larga 50, con una portata al gancio di 60 tonnellate. Sono state rifatte le pavimentazioni, abbattuto un vecchio magazzino, spostati i pannelli fotovoltaici, collocate le torri faro. Il terminal si sviluppa su 220 mila metri quadrati complessivi e ha 40 mila metri quadrati di magazzini di cui 18 mila mq. refrigerati, ai quali se ne aggiungono altri 4 mila refrigerati che un’altra società del gruppo, la Frigomar, gestisce sul Canale industriale.
Finora il ruolo del Terminal frutta triestino era quasi esclusivamente legato al traffico di patate dall’Egitto che si consumava nel giro di pochi mesi. «Di camion con prodotti agroalimentari della Turchia ne arrivano solo un migliaio all’anno – spiega Samer – ma quando sarà completata la riorganizzazione del terminal e velocizzate le operazioni burocratiche d’accordo con l’Authority e le Dogane, in modo da permettere dopo lo sbarco la partenza in giornata dei mezzi verso il Centro Europa, potremo firmare rapidamente i contratti e intercettare già a partire da settembre 30-40 mila camion all’anno che oggi seguono la via terrestre. Si tratta in grande maggioranza di vari tipi di agrumi provenienti dall’area turca: un traffico che non avrà stagionalità».
Samer ne ha accennato anche durante il recente convegno sui record e i progetti del porto di Trieste svoltosi al Propeller club dove il presidente dell’Autorità portuale dell’Adriatico orientale - ma anche di Assoporti - Zeno D’Agostino ha affermato che «Trieste ha un bacino di mercato spaventoso, non confrontabile con alcun porto italiano». Al sito specializzato The Meditelegraph, D’Agostino ha anche dichiarato che «il traffico dell’ortofrutta porterà valore aggiunto al porto di Trieste. Vogliamo – ha aggiunto – sfruttare questo valore aggiunto e alcuni operatori del porto si stanno impegnando in questo senso. Oggi c’è una domanda di magazzini a temperatura controllata, in questa zona e dappertutto. Questo tipo di sviluppo – così ancora D’Agostino - non si applica soltanto al porto, ma a tutti gli ambiti logistici che sempre più si integrano con la realtà portuale, come il terminal di Fernetti o le aree ex-Wärtsilä. In queste aree stiamo cercando di capire quale spazio potranno avere il food e i prodotti deperibili legati alla temperatura controllata. È una delle cose che metteremo in campo durante il 2018».
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