Il pranzo dai frati Cappuccini «Ora il futuro è a rischio»

Menu abbondante ma futuro a rischio. Pasqua di passione, questa volta in senso letterale, per la mensa dei frati Cappuccini di Montuzza, lo storico approdo di via Capitolina dove quotidianamente si consuma la liturgia di una pasto caldo a favore dei meno abbienti, una ottantina in media dicono le stime.
Una realtà che in qualche modo continua a esistere e a resistere, a dispetto della crisi e delle scarsità delle risorse ma che ora si trova al cospetto di una svolta destinata a incidere sulla economia del servizio.
Il “pericolo” arriverebbe dal diktat dettato di recente dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), che sotto l’egida della Ue provvede al rifornimento di alcuni prodotti – come olio, zucchero, farina, pasta – ma che ora chiede una sorta di controparte alle sedi impegnate nelle attività di assistenza, ovvero la richiesta obbligatoria di una “schedatura” ai commensali di turno. Come dire, volete ancora le forniture? Bene, voi dateci carta d’identità, Isee e documenti utili alla identificazione di chi bussa alla mensa confidando in quanto passa il convento.
Immediata la risposta dei Frati di Montuzza, affidata a Frate Giovannino, responsabile del servizio della mensa: «Una cosa è certa, non accetteremo tali richieste – specifica – non faremo mai una schedatura di coloro che ci chiedono un pasto quotidianamente, esula dal nostro criterio di discrezione e di accoglienza totale. Non vogliamo togliere – ha aggiunto il religioso – anche della dignità a quanti hanno veramente bisogno di aiuto per tirare avanti».
Insomma, il saio francescano contro le misure di controllo, match impari che priverebbe la sede di Montuzza di almeno il 40 per cento del fabbisogno che sorregge annualmente l’andamento della mensa.
La festività di Pasqua non ha riservato comunque intoppi alla tradizione, accogliendo sempre attorno oltre ottanta commensali e regalando un menu all’altezza disegnato da pasticciata di ragù con tacchino, pollo arrosto con piselli, frutta, colomba pasquale, tavolozza glicemica di altri dolciumi, e persino dello spumante, il “bonus” incluso da qualche tempo ormai all’interno della mensa, per anni infatti non troppo propensa all’alcool a corredo dei pranzi quotidiani.
«Dai, durante le festività un brindisi non farà male – sdrammatizza Frate Giovannino – il problema è piuttosto ora affrontare il futuro con le ristrettezze che deriveranno dalla mancanza dei prodotti forniti dall’Agea. Ripeto, noi non intendiamo accettare la proposta della schedatura, andremo avanti in qualche modo, questo è sicuro».
Già, come? A scanso di moltiplicazioni quotidiane di pani e spaghetti, le soluzioni sembrano molto più terrene.
«Faremo più affidamento su altre iniziative, potenzieremo la raccolta, confideremo sempre sull’aiuto delle persone e sull’immancabile apporto della nostra grande forza dei nostri volontari. E poi abbiamo fede, no? – Conclude Frate Giovannino – ci rivolgeremo ancor di più alla Provvidenza...».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo