Il “Prof” fa eleggere Maran al Senato

Il Pd cede il 7% rispetto al 2008 ma si conferma primo partito nell’Isontino M5S arriva secondo. Il centrodestra crolla al 23% e perde più di 17 punti
Di Fabio Malacrea e Laura Borsani

MONFALCONE. Le incornate del “rinoceronte” Grillo hanno fatto saltare tutti gli equilibri politici nell’Isontino consolidati da anni. Nel voto per il Senato tutti i partiti e le coalizioni tradizionali hanno fatto segnare chi un calo (il Pd), chi una debacle (il Pdl e la Lega). Deludente anche il risultato della lista Monti che però è stata capace di spuntare l’elezione del gradese Alessandro Maran. Quella di ieri è stata una serata di alta tensione per il parlamentare uscente che, reduce da tre legislature alla Camera, nel gennaio scorso aveva deciso di lasciare il Pd per sposare la discesa in campo di Monti. E ieri a tarda sera è giunta la conferma ufficiosa della sua elezione.

«Da ciò che si capisce - ha affermato a caldo Maran - sarei stato eletto. Sono soddisfatto. Quando ero ancora nel Pd la mia scelta era quella di mettere l’agenda Monti al centro della prossima legislatura: il risultato elettorale conferma l’esigenza di attuare le riforme indicate da Monti. C’era chi immaginava un risultato più ampio per il mio partito, ma in Fvg il movimento di Monti avrà un ruolo sicuramente rilevante e decisivo alle prossime Regionali e a livello nazionale. Il successo del Movimento 5 Stelle fa sensazione ma il nostro Paese ha le risorse per integrare nelle istituzioni anche spinte forti come quella di Grillo che potrebbe essere una risposta per la domanda di cambiamento».

Movimento 5 Stelle superstar, dunque, nell’Isontino. I “grillini” sono balzati al secondo posto nell’Isontino dove un elettore su quattro li ha votati. Il Pd, pur leccandosi le ferite, rimane il primo partito ma dovendo rinunciare a un buon 7% rispetto al 2008. Crolla il partito di governo nel capoluogo: il Pdl, partito del sindaco Romoli, si è fermato al 17%, dimezzando i suoi voti. Proprio come l’alleato attuale e del 2008, la Lega Nord, che ha raggiunto una quota, inferiore al 5%, la più bassa dell’ultimo decennio.

Passando alle coalizioni, la maggioranza dei voti è andata all’asse Pd-Sel-Centro democratico che si è fermata però sotto il 36%, davvero poca cosa rispetto al dato del 43% raggiunto al Senato nelle politiche del 2008 (allora il Pd era alleato all’Idv di Di Pietro). Dimezzata addirittura la coalizione di centrodestra, attestatasi appena oltre al 23%, un crollo rispetto al 40% del 2008, quando correvano solo Pdl e Lega Nord.

Le migliaia di voti fuoriusciti dai due poli hanno preso due direzioni. Una - il Movimento 5 Stelle - che ne ha raggranellato la netta maggioranza confermandosi anche nell’Isontino il fulcro del voto di protesta. Il quasi 26% è una quota forse inattesa nelle dimensioni dagli stessi proseliti di Grillo che alla loro timida prima uscita, cinque anni fa (come “Grilli parlanti”) avevano raggiunto appena l’1,2%. Altra novità nel panorama politico nazionale e isontino è stata quella del partito di Monti, quarto partito nell’Isontino ma a una quota di voti certo inferiore alle attese (l’11%).

Il Movimento 5 Stelle ha fatto dunque tremare sia la leadership pidiellina a Gorizia, sia quella democratica a Monfalcone, minacciando roccaforti tradizionalmente consolidate e legate al tessuto sociale ed economico delle due realtà e dei loro mandamenti.

Questa tornata elettorale ha decretato anche il forte ridimensionamento di Sel. E scarso anche il risultato della “Rivoluzione civile” di Ingroia, fermatasi poco oltre il 2%. Di minimo impatto la presenza di “Fratelli d’Italia”, de “La Destra” di Storace, di “Fare per fermare il declino” che tutti insieme non sono riusciti a fare meglio di un 2%.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo